A mio modo di vedere, questo continuo litigare e dividersi, ha varie cause:
1) Motivi politici, o presunti tali.
2) Frustrazioni personali a volte dovute alle inevitabili sconfitte animaliste.
3) Incapacità di dialogare e confrontarsi serenamente.
4) Presunzione di essere un gradino più in alto di altri.
5) Mancanza di un obbiettivo preciso.
6) Mancanza di concentrazione sull’obbiettivo da raggiungere.
7) Mancanza di lealtà verso gli altri membri del movimento.
8) Superficialità nel dare giudizi, spesso affrettati o su cose riportate da altri.
9) Invidie o gelosie personali.
10) Manie di protagonismo.
Ognuno interpreta la battaglia animalista a modo suo e a proprio uso e consumo, filtrata dalle proprie ideologie, dalle proprie convinzioni o “appartenenza politica“, dalle proprie esperienze personali, ed altro. Questo è normale ed accade in tutte le attività umane, solo che per quanto riguarda l’animalismo, non essendoci definizioni, limiti, progetti comuni, ognuno si sente “in diritto” di pretendere che gli altri animalisti si conformino alle proprie convinzioni personali.
Questo secondo me, non solo è sbagliato, ma anche pericoloso per gli animali, i quali non hanno bisogno che gli animalisti siano politicamente uniformati o di essere schierati in un unico partito, ma di gente motivata e pronta a mettere impegno, passione e coraggio, per chiedere ed ottenere per gli altri animali non umani quei diritti minimi ed essenziali che possano col tempo portare alla liberazione dalla schiavitù e dalla tirannia dei nostri simili.
Secondo me non è importante l’appartenenza a questa o quella associazione, come la militanza o meno in un qualsivoglia partito politico, ma la condivisione degli stessi ideali animalisti ed obbiettivi comuni. Su queste basi, ci si può unire anche solo di volta in volta per raggiungere un preciso obbiettivo, senza per questo dover essere tutti amici o andare a mangiare tutti assieme.
Al meeting di Bologna dello scorso settembre ad una mia domanda, in cui chiedevo che mi venisse data una volta per tutte una definizione precisa di “animalismo” da parte di quello che si autodefinisce o che tutti riconoscono come il “movimento radicale“, è uscito di tutto, (evidente la confusione) ma poi alla fine si è optato per questa tesi: l’animalismo è un termine generico che racchiude tutti gli amanti di animali, anche solo di alcune specie di animali. Di conseguenza animalista può essere anche chi pur non essendo antispecista si occupa in qualche modo di animali, tipo canari o gattari che vanno in canile o a dar da mangiare ai gatti con la pelliccia, oppure che mangiano altri animali senza sensi di colpa. Tenendo buona questa definizione, la battaglia che abbiamo fatto noi del collettivo contro quelle associazioni che si definiscono animaliste, ma poi fanno le loro feste offrendo cadaveri di animali, sarebbe stato tutto un errore: loro sarebbero comunque animalisti, anche se non antispecisti e quindi dovremmo chiedere scusa per il danno d’immagine arrecato loro e lasciare che continuino a cucinare impunemente le loro salamelle. E’ chiaro che non mi trovo assolutamente d’accordo con questo modo di pensare. Anzi penso che sia il modo peggiore per far passare il nostro messaggio. Per gli aguzzini è il massimo, sapere che c’è in circolazione “bravi animalisti”, quelli moderati, che li lisciano vivere in pace senza rompere troppo le scatole: che si occupino di cani e gatti abbandonati e li lascino continuare a macellare, cacciare, torturate in santa pace.
Questo, non significa affatto che non si deve avere un dialogo costruttivo con chi ama solo cani o gatti, ma che anzi si deve continuare a seminare in queste persone il seme del vero animalismo, cioè l’antispecismo. Anche perché chi ama anche un solo tipo di animale, ha probabilmente una sensibilità giusta per poter capire e fare il salto giusto.
Ma tornando al meeting di Bologna, il termine da usare per definire un vero animalista è “antispecista” e dato che l’antispecismo è l’altra faccia dell’antirazzismo, chi difende i diritti animali, deve difendere i diritti degli umani e quindi non c’è liberazione animale senza la liberazione umana, o meglio di quegli umani oppressi e più sfortunati. Poi non si deve dimenticare la liberazione della terra, naturalmente la liberazione delle donne ecc...
Tutto questo è giusto, sia ben chiaro! Una visione olistica della sofferenza dei più deboli e degli oppressi della terra e una difesa dell’ambiente naturale è positivo e corrisponde alla mia visione della vita. Però non sono più d’accordo con questa definizione quando mi si dice che l’animalismo è altra cosa, e questo perché (io penso) non si riesce a trovare altra giustificazione per escludere chi è animalista vero, antispecista e vegan, ma non si ritrova in tutto e per tutto in una visione politica generale preconfezionata per chi voglia vivere un animalismo radicale. Per me l’animalismo è anche antispecismo ed è ovvio che un antispecista è anche antirazzista, ed è anche ovvio che un gattaro o un canaro non è necessariamente animalista. Però non credo che per forza di cose un animalista si debba occupare necessariamente degli umani oppressi o meno fortunati. Per me è sufficiente che si occupi degli altri animali, che sono e restano i più deboli ed oppressi in assoluto. Agli umani, anche ai più deboli, anche a quelli dimenticati, che muoiono di fame, sotto i bombardamenti, ecc.. anche a loro, viene comunque, sempre riconosciuto il diritto alla vita, a non essere torturati, mangiati, almeno in teoria, anche se poi in pratica la barbarie umana colpisce sempre i più deboli e la palestra spesso avviene sugli altri animali. Per rendersene conto non si deve andare in Africa o in Palestina, basta guardare la notte vicino a casa nostra, dove le moderne schiave, le prostitute minorenni, sono costrette a battere per ore ed ore al freddo, sottoposte ad ogni tipo di minaccia e punizione se si rifiutano di vendere il loro corpo per arricchire i loro aguzzini. Chi interviene? Chi fa qualcosa? L’indifferenza è totale, come l’indifferenza è totale verso gli animali torturati dagli scienziati, gli animali allevati per pelliccia o per scopi alimentari. Finché si continuerà a macellare animali, a mangiarli, vestirsi con la loro pelle, le guerre e le barbarie sugli altri esseri umani non avranno fine.
E’ quindi chiaro che se esiste un animalista che va in giro a picchiare estracomunitari, questo non è più mio amico, ma ci vogliono le prove, non ci si può basare sempre sul sentito dire, su fatti riportati. Fino a prova contraria chi è animalista/antispecista è potenzialmente una persona sensibile anche verso la sofferenza di altri esseri umani. Questa è la mia convinzione, e spero vivamente che non sia la mia ingenua illusione.
Sono istintivamente e quindi profondamente contro ogni sopruso, sfruttamento, sia di altri esseri umani che di altri animali. La guerra mi fa orrore, la tortura ancora di più. Sono contro ogni pena di morte e vedendo Saddam in TV condannato alla pena per impiccagione provo pena per lui, anche se ha commesso tutte le atrocità di questo mondo non sopporto che ora qualcuno decida di mettergli una corda al collo e farlo soffocare a morte. Però se un altro animalista la pensa in modo diverso non lo considero meno animalista solo per questo, non pretendo che ora tutti quelli che leggono la devono pensare come me solo perché io la penso in questo modo, o peggio ancora perché il mio partito il mio gruppo politico la pensa in questo modo. Quello che vedo e che mi rattrista è più delle volte un bieco tentativo di politicizzare l’animalismo, ciò è molto pericoloso perché pretendere che l’animalismo sia parte integrante di un partito o schieramento politico, significa ridurne l’azione e rendere la battaglia animalista a uno dei tanti obbiettivi di quel partito, di solito l’ultimo in fatto di importanza e quindi mai prioritario. Tutto ciò non porterà mai a nulla di concreto per gli animali, ma solo molte promesse per attirare i voti degli animalisti illusi. Quello su cui destra e sinistra sono perfettamente d’accordo è continuare a sfruttare e torturare i nostri fratelli animali. Non mi pare di aver ancora visto un partito Italiano, sposare le nostre idee animalista/antispeciste. Quando vedrò nei programmi di qualche partito: l’abolizione della vivisezione, l’abolizione dei circhi e zoo e spettacoli con animali, l’abolizione della caccia e pesca, l’abolizione di qualsiasi allevamento e importazione di animali per consumo umano, la chiusura dei macelli, ecc.. allora questo sarà il mio partito, allora e solo allora ci sarà un gruppo politico che mi rappresenta e che voterò con convinzione. Fino ad allora non mi si venga a parlare di “voto animalista“, per lo meno con l’animalismo come lo intendo io e cioè quello “veramente radicale“.
Poi se qualcuno di noi si sente più vicino ad un gruppo politico o milita in qualche partito politico e vuole portare le nostre istanze all’interno di quel partito, ben venga, tutto fa brodo… anche se il brodo non è vegetale, perché le feste di qualsiasi partito mi pare siano ancor piene di salamelle e costine di maiale alla griglia. E questo è poco animalista e niente antispecista, anche se ci si riempie la bocca di bei discorsi sulla non violenza e di lotte civili per i più deboli e oppressi.
Per come la vedo io, il movimento radicale, deve crescere, avere peso politico, poter influenzare dal basso i nostri politici, senza colore, senza bandiere, se non quella dell’animalismo, quello vero, quello antispecista che poi è l’unico animalismo. E’ ancora un soggetto nuovo, sconosciuto, fuori dalle regole sociali, spesso contro tutti e tutto, che non trova nessuna collocazione in nessun partito politico, in nessuna religione monoteista, in nessuna società umana che fonda ogni cultura nell’antropocentrismo. Il movimento animalista per essere efficace dovrebbe far tremare l’ordinamento sociale andando contro tutto e tutti, perché tutto o quasi, si basa e vive sullo sfruttamento animale.
Fino a quando il movimento non sarà forte a sufficienza, mi accontento di lottare fuori dai partiti, fuori dalla politica, o meglio facendo scelte politiche che vadano in direzione della liberazione animale, unico mio obbiettivo finale.
Naturalmente, dato che mi ritengo un democratico, non me la prendo con chi la pensa in modo diverso da me e sono disponibile al dialogo, specie se costruttivo.
Paolo XL
3 commenti:
Ho 4 gatti e un cane, ODIO la vivisezione, i combattimenti tra animali, e se in tv parlano di qualche animale maltrattato cambio subito canale perchè sto male.
Ma sono di destra......e per certa gente dovrei godere nel vedere tutto sto schifo!
E' UNA MERDA CHE SI FACCIA UNA QUESTIONE POLITICA ANCHE SUI DIRITTI DEGLI ANIMALI!!!!!!
(quelli che alle manifestazioni animaliste non vogliono i fascisti non sono diversi da loro!)
Cosmo. Non è affatto vero che si pensa che tu o chiunque altro debba godere della sofferenza degli animali. Non capisco dove lo hai letto o cosa te lo abbia fatto pensare.
Ciò che si dice è che prima di parlare di "diritti degli animali" bisognerebbe dare un senso alla parola "diritto" e sopratutto prima di parlare di antispecismo, bisognerebbe dare un senso a parole come "uguaglianza" e "solidarietà". Prima di parlare di animali in gabbia ancora serve dare un valore a parole come "libertà".
Tu puoi pure venire ad una manifestazione per salvare qualche coniglio dalla prigionia di una gabbia, ma magari ti si fa notare che votare il giorno prima a favore di una legge che manda degli umani a finire in gabbie libiche è un tantino inaccettabile. Solo per fare un esempio... Ciao!
...e comunque questo è uno spazio antispecista, non animalista!
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