Quasi trenta anni fa ormai, con infiniti sforzi, con grande sudore di menti - per quanto assurdo fosse dover faticare tanto nel tentare di ottenere un simile banale vantaggio per l'intera umanità - una grande determinazione, quella di disarmare il mondo dal flagello delle armi nucleari era arrivato ad essere quasi una realtà.
Dopo la "guerra fredda", - un fenomeno che gli esseri veramente senzienti osserverebbero come demenziale -, la paura di finire vaporizzati a fungo indipendentemente dalla barricata, era tanta, e la pressione pubblica quindi coerente, tanto che il processo di riduzione era giunto al suo sostanzioso inizio.
Nel 1991 si era arrivati ad un trattato chiamato START, tra USA e Unione Sovietica, in cui veniva firmato il processo di riduzione degli armamenti nucleari con smantellamento degli impianti e ovvia conseguente dichiarazione di non proliferazione ulteriore, che doveva appunto rappresentare l'intenzione di tutta l'umanità di rinunciare alle atomiche per tornare a vivere senza l'incubo di quella terribile paura.
Bene. Sorpresa. Come non si sa, ma sta di fatto che il 1991 è stato spazzato via, - lui e gli accordi bilaterali - come non fossero mai esistiti, e che la corsa agli armamenti è invece aumentata esponenzialmente negli ultimi anni, non solo in termini di quantità, ma anche di "qualità", laddove la qualità rappresenta solo quanto più alto sarà il prezzo da pagare per chi subisce le decisioni di una manica di potentissimi pazzoidi al potere.
Le armi atomiche attualmente sul pianeta sono (i numeri non sono certi) tra le 30.000 e i 50.000 la cui testata è mediamente da un megatone (cioè mille volte il quantitativo della bomba "Little Boy", l'atomica che spazzò via Hiroshima, la quale ne conteneva una da un solo kilotone) e si sa, potrebbero polverizzare l'intero pianeta 50 volte.
A differenza di allora poi, ora sono in mano a diverse nazioni, queste "entità Stato" che tanto ci stanno a cuore, le quali - volendo ogni tanto essere sinceri bisogna ricordarlo -, vivono una vita propria e decidono della vita di miliardi di persone (umane ma purtroppo non solo) quasi sempre facendone il danno e non l'interesse, ma sopratutto mai rispettandone la volontà.
Tra queste nazioni, Usa, Cina, Russia, Corea, India, Pakistan, Francia...insomma un numero improbabile, da qualche anno si può registrare una partita a scacchi in corso.
Pedine che si moltiplicano, mosse e contro mosse, dichiarazioni e minacce, nulla di comprensibile come quadro nella sua interezza ai comuni mortali come noi, uomini e donne che lavorano tutto il giorno, pagano tasse, si sforzano di avere comportamenti civili e che nella loro infinita ingenuità si aspetterebbero, anzi vogliono dare per scontato, che in cambio non gli si riconosca solo la promessa di una atomica a testa.
Sì, forse l'errore commesso è stato questo: abbiamo dedicato e creduto talmente tanto nel limitarci a fare la nostra brava parte nel fare funzionare il sistema, abbiamo creduto talmente tanto in quel trattato firmato e talmente tanto gioito dell'incubo finito, che ci siamo dimenticati di controllare se qualcuno lo rispettasse davvero, con il risultato che attualmente siamo di nuovo ad un passo dall'olocausto, ma non ne parla nessuno.
Nel 2007 il presidente Putin ha semplicemente annunciato (il che significa che non si può cantare la segretezza di questi eventi), un grandioso piano di riarmo per la sua nazione, e nessuno ha detto nulla. Non una protesta. Non un dubbio. Non un sospiro.
Quando venti giorni fa navi da guerra americane si sono schierate nel Mar Baltico con la scusa degli aiuti umanitari, noi tutti non siamo neppure stati in grado di capire.
Quando ci parlano di scudi spaziali e nuove basi, non siamo più in grado di associarli a fenomeni che ci coinvolgono direttamente, perché quasi non sappiamo più di cosa parlano e la verità è che gli anniversari delle esplosioni atomiche in Giappone passano senza che nessuno dedichi più loro un minuto di riflessione. Di disarmo non si parla più, di atomiche si parla solo per dare un po' più di verve a qualche servizio TG, con la volontà palese di farle recepire come spauracchi per bambini.
Ed ancora...le petizioni contro le basi militari che aumentano, raccolgono pochissimi consensi fuori dai confini in cui andranno a sorgere perché all'esterno di questi, quasi nessuno è in grado di comprendere e quindi di voler contrastare ciò che sta accadendo.
Stupirsi mi rendo conto, non ha alcun senso.
Denunciare forse sì, forse andrebbe fatto più spesso, forse bisognerebbe urlare ai quattro venti tutte le sante mattine che quello che ci attende è una infinita guerra fredda, gelida di morte, quando non talmente calda da fare una bella nuvoletta di tutti noi.
Tutti quelli che continuano a fare finta di nulla dopo avere recepito tale denuncia, sono da considerare complici.
Il disarmo nucleare era una promessa ed un dovere di ogni essere umano passibile di intelligenza e volontà, ma attualmente solo pochissimi si stanno sforzando di mantenerle fede.
Al momento invece, le armi atomiche ricoprono questo pianeta come tante luci pronte a brillare, nel silenzio attonito, direi assurdo di tutti.
La loro pericolosità potenziale aumenta, perché migliora il controllo degli effetti radioattivi, così che ne risulti meno "impensabile" l'uso. Le nuove generazioni di bombe infatti, comportano una esplosione "pulita", bombe termobariche che con la loro onda d'urto creano una pressione che risucchia l'aria fuori dai polmoni di tutti i viventi uccidendoli all'istante. E non lascia scorie.
Questa è la "ricerca" spesso apostrofata come scientifica ed in cui tutti poniamo più fede che in Dio. Questo è il mondo che abbiamo costruito. Questo è ciò che verrà.
Non posso fare a meno allora di chiedermi, come possiamo essere così silenti e ciechi.
Quale persona, sia essa cristiana, musulmana, buddista, o atea, sia cinese o sudafricana, sia comunista o anarchica, sia antispecista, ecologista, nonviolenta, pacifista, animalista, umanista, sia rossa o verde, sia in qualsiasi forma e di qualsiasi consistenza, non è in grado di capire o non ha le basi per comprendere che non c'è nulla al mondo in questo momento che vada immediatamente combattuto con tutte le proprie forze, come questo delirio che ci portiamo dietro proprio mentre il rischio di conflitti sale a causa della scarsità di risorse e della impreparazione umana ad affrontare le crisi in maniera collaborativa?
A quando una qualsiasi reazione nel nome se non dell'etica, della morale, o di qualsiasi elevato potenziale umano, anche solo dell'istinto di sopravvivenza?
Nel 1991 si era arrivati ad un trattato chiamato START, tra USA e Unione Sovietica, in cui veniva firmato il processo di riduzione degli armamenti nucleari con smantellamento degli impianti e ovvia conseguente dichiarazione di non proliferazione ulteriore, che doveva appunto rappresentare l'intenzione di tutta l'umanità di rinunciare alle atomiche per tornare a vivere senza l'incubo di quella terribile paura.
Bene. Sorpresa. Come non si sa, ma sta di fatto che il 1991 è stato spazzato via, - lui e gli accordi bilaterali - come non fossero mai esistiti, e che la corsa agli armamenti è invece aumentata esponenzialmente negli ultimi anni, non solo in termini di quantità, ma anche di "qualità", laddove la qualità rappresenta solo quanto più alto sarà il prezzo da pagare per chi subisce le decisioni di una manica di potentissimi pazzoidi al potere.
Le armi atomiche attualmente sul pianeta sono (i numeri non sono certi) tra le 30.000 e i 50.000 la cui testata è mediamente da un megatone (cioè mille volte il quantitativo della bomba "Little Boy", l'atomica che spazzò via Hiroshima, la quale ne conteneva una da un solo kilotone) e si sa, potrebbero polverizzare l'intero pianeta 50 volte.
A differenza di allora poi, ora sono in mano a diverse nazioni, queste "entità Stato" che tanto ci stanno a cuore, le quali - volendo ogni tanto essere sinceri bisogna ricordarlo -, vivono una vita propria e decidono della vita di miliardi di persone (umane ma purtroppo non solo) quasi sempre facendone il danno e non l'interesse, ma sopratutto mai rispettandone la volontà.
Tra queste nazioni, Usa, Cina, Russia, Corea, India, Pakistan, Francia...insomma un numero improbabile, da qualche anno si può registrare una partita a scacchi in corso.
Pedine che si moltiplicano, mosse e contro mosse, dichiarazioni e minacce, nulla di comprensibile come quadro nella sua interezza ai comuni mortali come noi, uomini e donne che lavorano tutto il giorno, pagano tasse, si sforzano di avere comportamenti civili e che nella loro infinita ingenuità si aspetterebbero, anzi vogliono dare per scontato, che in cambio non gli si riconosca solo la promessa di una atomica a testa.
Sì, forse l'errore commesso è stato questo: abbiamo dedicato e creduto talmente tanto nel limitarci a fare la nostra brava parte nel fare funzionare il sistema, abbiamo creduto talmente tanto in quel trattato firmato e talmente tanto gioito dell'incubo finito, che ci siamo dimenticati di controllare se qualcuno lo rispettasse davvero, con il risultato che attualmente siamo di nuovo ad un passo dall'olocausto, ma non ne parla nessuno.
Nel 2007 il presidente Putin ha semplicemente annunciato (il che significa che non si può cantare la segretezza di questi eventi), un grandioso piano di riarmo per la sua nazione, e nessuno ha detto nulla. Non una protesta. Non un dubbio. Non un sospiro.
Quando venti giorni fa navi da guerra americane si sono schierate nel Mar Baltico con la scusa degli aiuti umanitari, noi tutti non siamo neppure stati in grado di capire.
Quando ci parlano di scudi spaziali e nuove basi, non siamo più in grado di associarli a fenomeni che ci coinvolgono direttamente, perché quasi non sappiamo più di cosa parlano e la verità è che gli anniversari delle esplosioni atomiche in Giappone passano senza che nessuno dedichi più loro un minuto di riflessione. Di disarmo non si parla più, di atomiche si parla solo per dare un po' più di verve a qualche servizio TG, con la volontà palese di farle recepire come spauracchi per bambini.
Ed ancora...le petizioni contro le basi militari che aumentano, raccolgono pochissimi consensi fuori dai confini in cui andranno a sorgere perché all'esterno di questi, quasi nessuno è in grado di comprendere e quindi di voler contrastare ciò che sta accadendo.
Stupirsi mi rendo conto, non ha alcun senso.
Denunciare forse sì, forse andrebbe fatto più spesso, forse bisognerebbe urlare ai quattro venti tutte le sante mattine che quello che ci attende è una infinita guerra fredda, gelida di morte, quando non talmente calda da fare una bella nuvoletta di tutti noi.
Tutti quelli che continuano a fare finta di nulla dopo avere recepito tale denuncia, sono da considerare complici.
Il disarmo nucleare era una promessa ed un dovere di ogni essere umano passibile di intelligenza e volontà, ma attualmente solo pochissimi si stanno sforzando di mantenerle fede.
Al momento invece, le armi atomiche ricoprono questo pianeta come tante luci pronte a brillare, nel silenzio attonito, direi assurdo di tutti.
La loro pericolosità potenziale aumenta, perché migliora il controllo degli effetti radioattivi, così che ne risulti meno "impensabile" l'uso. Le nuove generazioni di bombe infatti, comportano una esplosione "pulita", bombe termobariche che con la loro onda d'urto creano una pressione che risucchia l'aria fuori dai polmoni di tutti i viventi uccidendoli all'istante. E non lascia scorie.
Questa è la "ricerca" spesso apostrofata come scientifica ed in cui tutti poniamo più fede che in Dio. Questo è il mondo che abbiamo costruito. Questo è ciò che verrà.
Non posso fare a meno allora di chiedermi, come possiamo essere così silenti e ciechi.
Quale persona, sia essa cristiana, musulmana, buddista, o atea, sia cinese o sudafricana, sia comunista o anarchica, sia antispecista, ecologista, nonviolenta, pacifista, animalista, umanista, sia rossa o verde, sia in qualsiasi forma e di qualsiasi consistenza, non è in grado di capire o non ha le basi per comprendere che non c'è nulla al mondo in questo momento che vada immediatamente combattuto con tutte le proprie forze, come questo delirio che ci portiamo dietro proprio mentre il rischio di conflitti sale a causa della scarsità di risorse e della impreparazione umana ad affrontare le crisi in maniera collaborativa?
A quando una qualsiasi reazione nel nome se non dell'etica, della morale, o di qualsiasi elevato potenziale umano, anche solo dell'istinto di sopravvivenza?
Eva Melodia