Pubblichiamo, come da autorizzazione dei protagonisti, la trascrizione della conferenza tenutasi a Milano, il 1 marzo 2008, dal titolo
“Etica e animali – per una corretta comunicazione”
Casa della cultura, Milano, 1° marzo 2008.
Relazioni del convegno “Etica e animali – per una corretta comunicazione”
Massimo Terrile (Presentatore e moderatore).
Cari amici,
oggi è un giorno importante!
E’ infatti la prima volta che viene chiesto ufficialmente ai media di non boicottare il vegetarismo e di avere più rispetto per gli animali, tramite una un’informazione completa ed equilibrata.
Siamo infatti consapevoli, visti anche i documenti che lo confermano (v. il dossier allegato…), che l’adozione di una dieta vegetariana o vegana è innanzitutto salutare; secondariamente, ecologica, e conseguentemente (permettendo di rispettare anche altri esseri viventi) etica, ossia altamente morale. Non potrebbe infatti essere per noi “morale” se non rispettasse anche i due primi principi, ossia l’essere ecologica , e ovviamente, salutare, pena il nostro danneggiamento in favore di altri esseri viventi. Il che sarebbe contraddittorio.
Ciò sembra non essere stato affatto compreso dai media, ed in particolare da alcune testate editoriali (per non dire quasi tutte) che continuano a propagandare il consumo di carni quando ormai anche la FAO, oltre agli istituti sanitari nazionali ed internazionali, ed all’associazione dei dietologi americani e canadesi, lo sconsigliano apertamente. Per non parlare del Prof. Umberto Veronesi, il quale afferma che la carne è addirittura cancerogena. Ovviamente, ciò dipende anche dalle quantità, come per il fumo. Mi riferisco in particolare ad una recensione dell’ultimo libro di Peter Singer (Come mangiamo – Il Saggiatore, 2008) apparsa su “Libero”, del 22 febbraio 2008: “Mangi carne? Meriti la galera”, scritto ben “al di qua” di aver compreso le motivazioni globali del vegetarismo e del rispetto per gli altri esseri viventi. Senza scendere in ulteriori dettagli, troverete la recensione suddetta nella documentazione che vi è stata consegnata, accompagnata da una lettera al direttore di “Libero” scritta dal Prof. Fedi. Questo non è che un esempio di come certa stampa, (ed oserei dire quasi tutta) osteggi tali principi, nel momento stesso in cui essi diventano peraltro di interesse mondiale, e non riguardano più solo la vita privata, bensì la società in generale, dato l’impatto che il consumo di carni da allevamento ha sul pianeta dal punto di vista ecologico.
Lo stesso dicasi per l’abolizione dei “lager” nei quali gli animali sono sfruttati (zoo, circhi) a fini economici, o delle “sagre”, nelle quali sono utilizzati a fini religiosi. Magari oggi gli zoo sono chiamati in un altro modo, più gentile (es. bioparchi, ndr), ma ciò non significa che in essi gli animali siano felici e vivano in modo naturale. Per non parlare dei circhi e delle sagre con utilizzo di animali che sono state di recente “sdoganate” grazie all’ultima legge sui maltrattamenti (la 189 del 2004), dove addirittura si è arrivati all’assurdo di ammettere i maltrattamento ove la regione competente autorizzi la manifestazione in quanto di importanza “storica o culturale”! Mi riferisco ad esempio al palio di Siena, ed a chi trae voti da tale circoscrizione. Comunque, luoghi ed eventi utili solo a chi li gestisce, ma fortemente diseducativi per chi li visita o per chi assiste. Infatti istigano al disprezzo per la libertà degli altri esseri viventi, al dominio (oggi ascolteremo una interessante relazione su tale tema), alla “legge del più forte”, valida solo ove non vi siano alternative, ma non certo in una civiltà come la nostra.
Concludendo, é un giorno importante in quanto ciò che diciamo è stato sottoscritto, oltre che da normali cittadini, anche da chi ha una certa notorietà come persona di cultura (v. allegato) e da numerosissime associazioni che rispettano la libertà di tutti gli esseri viventi. Rimandiamo peraltro, per chi volesse ulteriori assicurazioni, alle dichiarazioni di notissimi vegetariani quali il Prof. Umberto Veronesi, che non può essere stimato ed ascoltato solo quando parla do oncologia, ma dovrebbe esserlo anche quando esterna le sue visioni filosofiche ed etiche in tema di vegetarismo. O l’astronoma Margherita Hack, vegetariana dalla nascita e più volte campionessa in diverse specialità sportive. Per non citare le centinaia di intellettuali e scienziati che li hanno preceduti nei secoli, da Pitagora a Plutarco, a Leonardo da Vinci, a Tolstoj, ad Einstein, ecc... e che si sono convertiti al vegetarismo, pur senza avere le cognizioni scientifiche che abbiamo oggi nella scienza dell’alimentazione.
E’ un giorno importante, infine, perché da oggi ciò che è stato scritto verrà diffuso sempre più fino a diventare un’onda d’urto alla quale nessun potere asservito ad interessi pubblici o privati potrà sottrarsi, per il bene di tutti gli esseri senzienti.
Grazie.
Passo la parola al dr. Edgar Meyer dell’Ufficio diritti animali della Provincia di Milano che ringraziamo per aver concesso il patrocinio a questa iniziativa.
Dr. Edgar Meyer .
Buongiorno, sono qui per fare un breve saluto, anche da parte dell’arch. Pietro Mezzi, assessore al territorio, ai parchi ed ai diritti degli animali della Provincia di Milano, che ha patrocinato questa iniziativa, e vi invia i suoi saluti. L’assessore Mezzi ha fortemente chiesto ed ottenuto una delega ai diritti degli animali, circa 3 anni e mezzo fa, con una piccola-grande rivoluzione. La Provincia di Milano è infatti stata la seconda provincia in Italia a istituire un assessorato ai diritti animali, ed a cascata un Ufficio diritti animali, (indegnamente) diretto da me e dalla dr.ssa Marina Spanò, qui presente. Piccola-grande rivoluzione in quanto è una rivoluzione in atto. Circa quarant’anni fa è stato il momento di istituire gli assessorati alla pubblica istruzione ed alla cultura, nelle istituzioni. Circa 30 anni fa gli assessorati all’ambiente ed all’ecologia. Oggi è il momento degli assessorati ai diritti degli animali. L’opinione pubblica si sta svegliando, preme, e le istituzioni più attente si attrezzano. La prima è stata la Provincia di Roma. Dopo di noi ne sono arrivate diverse altre. Oggi c’è un Ufficio diritti animali in provincia di Savona, e lo sta studiando la provincia di Novara. Insomma, si stanno muovendo molte cose. Tenete presente che le Provincie non hanno grosse competenze in materia di animali. Il movimento parte prevalentemente dai Comuni.
Noi ci occupiamo di 189 Comuni, quindi immaginatevi la mole di lavoro che abbiamo… Tutti i giorni lasciamo purtroppo degli arretrati. Fin dal primo giorno siamo stati invasi da richieste di informazione. Facciamo prima di tutto front-office, ossia rispondiamo al telefono ed alle e-mail che ci pervengono (circa un’ottantina di telefonate ed un centinaio di mail al giorno). Questo indica la fame di informazione che c’è da parte dei cittadini che finalmente trovano un interlocutore istituzionale. Abbiamo anche dovuto mettere un numero verde… (interviene Massimo Terrile chiedendo notizie del numero verde istituito per gli abbandoni. Viene confermato che esiste tutt’oggi, e che non si tratta di un servizio relativo alla segnalazione degli abbandoni, quanto di un servizio dedicato a fornire informazioni sulle strutture ricettive disposte ad ospitare animali – in particolare nei periodi di vacanza – quali ristoranti, alberghi, campeggi, ecc..).
Abbiamo anche fatto il primo bando in Italia di finanziamento di progetti per i diritti animali, su cinque temi: l’istituzione degli uffici diritti animali all’interno dei comuni (ne abbiamo finanziato alcuni…), la progettazione di parchi-canili (come aree di transito), progetti di pet-terapy limitati ad animali provenienti da canili, lotta al randagismo (quindi sterilizzazione), e di educazione nelle scuole. (Interviene ancora Massimo Terrile per sottolineare quanto sia peraltro importante che la Provincia di Milano abbia dato il suo patrocinio a questa iniziativa dove non si parla solo di diritti animali relativi ai temi suddetti, ma principalmente di vegetarismo …Il dr. Meyer conferma, rimandando al sito www.provincia.milano.it/animali per altre informazioni). Ricordiamo inoltre come l’UDA abbia anche fatto una pubblicazione in merito a menù vegetariani - Il pranzo di Natale - distribuita anche in questa sede, pubblicato già una prima volta nel 2005 e ripubblicato nel 2007 in quanto richiesto da molte persone. E’ stato distribuito come regalo di Natale dell’assessorato non tanto agli interessati all’Ufficio diritti animali, quanto agli utenti interessati ai parchi, al territorio, all’agenda 21, quindi non necessariamente animalisti. Con ciò raggiungendo quindi anche persone che già manifestano una sensibilità ambientale, ma magari non manifestano ancora sensibilità riguardo ai diritti degli animali. Il fatto che una istituzione si sia impegnata in un tale obiettivo mi fa quindi essere ottimista. Sulla comunicazione ci sarà comunque ancora molto da lavorare.
Grazie per la vostra pazienza.
M. Terrile
Ringraziamo Edgar Mayer. L’iniziativa è molto interessante! Un libretto del genere (Il pranzo di Natale), fatto da una istituzione, comincia a far capire che le cose stanno cambiando! E che il discorso non è puramente individuale, ma sta diventando un fatto realmente sociale.
A questo punto darei la parola al Prof. Bruno Fedi, il quale non credo abbia bisogno di presentazione. Il Prof. Fedi sono, oserei dire, decenni che si batte per i diritti degli animali. E’ stato uno dei fondatori delle principali associazioni italiane, ed anche svizzere. Ha un’esperienza vastissima sia in tema di vegetarismo, sia di medicina (dove ha diverse specializzazioni), sia di bioetica. E’ anche scrittore. Ha pubblicato diversi libri e saggi sull’antispecismo e sullo sviluppo. La sua notorietà ha quindi varcato anche i confini del nostro paese. Il Prof. Fedi ci introdurrà ora all’argomento più importante di oggi, che quello della “comunicazione”. Prego.
Prof. Bruno Fedi.
Presentazione della “Lettera aperta su etica e vegetarismo – per una par condicio nella comunicazione”.
Signore e signori buonasera.
Vi ringrazio per la vostra presenza e vi chiedo scusa, perché le cose da dire sono tantissime, e non riuscirò a dirle tutte. Per cui cercherò di parlare rapidamente. Dirò anche molte banalità, perché dirò delle cose che “sono” banali, ma tutti sembrano averle dimenticate. La comunicazione è uno dei fattori fondamentali della civiltà. Senza la comunicazione, la civiltà non sarebbe nata. Se i preominidi non avessero iniziato a comunicare tra di loro, non sarebbe infatti nata la nostra civiltà. Nessuna scelta, nessuna etica, può svilupparsi senza la comunicazione. Tantomeno può nascere la legge, né può esservi giustizia se non c’è il rapporto con gli altri. La comunicazione determina i grandi trend mondiali. Fino al dettaglio. Determina il consumo maggiore o minore di carni, e di ortaggi. Può servire a diffondere il panico. Come chi legge il giornale può vedere tutti i giorni. In questi giorni quasi tutti tendono a diffondere il panico … per ragioni elettorali! E così può provocare anche le guerre. Sarebbero state possibili le ultime guerre senza una comunicazione prima che le avesse preparate? Qualcuno si immaginerebbe la nascita del fenomeno Mussolini senza la sua ossessiva “comunicazione”? Insegnata poi a tutti quelli che sono venuti dopo… La comunicazione è padrona di tutto. Ci fa bere acqua minerale anziché acqua del rubinetto. Ci fa bere anche tutte le notizie manipolate. Quanti di voi non sarebbero vegetariani, o quanti fuori di qui sarebbero dei carnivori se vedessero quello che succede nei mattatoi? Quanti sarebbero vivisezionisti, se sapessero un semplice fatto: dopo aver fatto un esperimento su un animale, noi non sappiamo se sull’uomo darà lo stesso risultato, o un po’ diverso, o completamente diverso. Per cui va ripetuto sull’uomo. Sapendo che va ripetuto, quanti darebbero ragione ai vivisezionisti? Nessuno!
Oggi la comunicazione condiziona il nostro stile di vita. Il quale è basato sulla iperproduzione, sull’iperconsumo, sui prezzi crescenti. Dall’epoca degli eroi omerici ad oggi, dal “talento” fino all’euro, i prezzi sono sempre stati crescenti. Nonché sulla violenza – palese o manifesta – sui più deboli. Ma soprattutto è basato sulla disinformazione. Che nasconde il vero, e razionalizza invece ciò che c’è di falso. E il modo più semplice di fare disinformazione è quello di impedire a qualcuno di parlare… Dunque l’informazione è legata all’aspetto socio-economico-politico delle varie comunità. Ma il legame tra tutti gli addendi della società è dovuto all’informazione. I nostri bambini ricevono oltre 20.000 spot l’anno. Anche quelli che davanti alla televisione ci stanno poco. Cioè 200.000 in 10 anni, e nel corso della vita, molte decine di migliaia… Ovvio quindi che possano credere che i cow-boy siano buoni e gli apache siano cattivi. Ovvio che abbiano creduto tutto quello che l’informazione voleva che credessero. Inoltre c’è un altro fattore fondamentale: la scuola. Non tutte le scuole hanno una alimentazione alternativa quando danno la refezione ai bambini. Quindi la scuola educa al carnivorismo. E’ un’educazione pratica, concreta. Ti do pane e salame, quindi vuol dire che sono l’alimento migliore. Ovvio che tutti i bambini siano condizionati e pensino che i vegetariani siano esseri strani e diversi. Quindi la scuola educa in sostanza alla crudeltà. Ed alla ineguaglianza. Questa non è equità, e non è cultura. Anche se io stesso e Voi abbiamo frequentato questa scuola.
La scuola e la società sono fondamentali per creare una società che ha come pilastro la non equità dei cittadini. Ovvio che in questa situazione l’aver pietà dei più deboli sia considerato un fatto vergognoso… In tutta l’Università italiana ci sono circa 3 o 4 filosofi dichiaratamente antispecisti. C’è anche qualche giurista, e ci sono 2 o 3 anatomopatologi. (Chissà perché tra i medici sono tutti anatomopatologi… Probabilmente, credo – poiché io sono uno di questi – che dal momento che essi vivono tutta la vita a contatto con la morte, sanno bene che cosa vuol dire…Gli altri lo sanno un po’ meno...). Ma gli altri cittadini che escono dalle scuole, sono stai condizionati diversamente. Per esempio, i medici sono tutti acritici. Ripetono come pappagalli che bisogna mangiare le bistecche. Magari quelle di cavallo! E quanto meno che bisogna mangiare di tutto. Proprio una cosa di alta intelligenza e di conoscenza del problema… Inoltre sanno che bisogna “appartenere”, e non “essere meritevoli”. Appartenere a quel certo gruppo o setta, segreta o semisegreta, o anche alla luce del sole, serve ad essere scelti. Questo serve per essere anche scelti nei partiti ed andare a guadagnare 30.000 euro al mese a Montecitorio. Dire per esempio che un americano produce 18 tonnellate di CO2 ogni anno, che un europeo ne produce 12, che un cinese ne produce 3, può ovviamente venire interpretato in molti modi. Per esempio, può servire ad instillare l’idea che bisogna ridurre drasticamente l’anidride carbonica che va nell’atmosfera. Però può anche essere usato per produrre la “paura” dei cinesi, e quindi xenofobia verso gli stranieri. Opporre, molto più concretamente, per nascondere che il consumo di carne, ossia l’allevamento dei buoi e delle mucche produce una quantità di metano e di anidride carbonica superiore a quella dell’industria. Quindi si da tutta la colpa alle automobili; il comune chiude il centro alla circolazione dei veicoli, ed i macellai continuano tranquillamente a fare il loro mestiere.
Si viene pertanto spinti a continuare uno stile di vita dissipativo. Mangiamo, in Italia, in totale, 4 milioni e mezzo di buoi ogni anno, 8 milioni di pecore, 12 milioni e mezzo di suini, e 50 milioni tra polli e conigli. In tutto il mondo vengono ammazzati 50 miliardi di animali ogni anno!
Con questo sistema facciamo inoltre morire di fame un bambino ogni 6 minuti! Nel terzo mondo, certo… Se non mangiassimo tutta questa carne e mangiassimo vegetali, ci sarebbe cibo per tutti, se ovviamente vi fosse una almeno apparente ripartizione ugualitaria del cibo.
E’ sufficiente questo per dire che mangiar carne è un atto immorale? E’ sufficiente per dire che impedire a noi di parlare di quest’argomento è un delitto premeditato? Io credo di sì.
Quando non basta il condizionamento, si ricorre alle bugie. Che tutti voi ascoltate alla radio o alla televisione. Quando ascoltate un uomo politico, la metà di ciò che dice sono bugie pure e semplici. E si vede, che sono tali. Qualche giorno fa, e precisamente sabato 24 febbraio, alla rubrica del mattino, sulla Rete 1, c’era una dietologa (o dietista, o nutrizionista, come piace chiamarsi adesso) che per tranquillizzare i consumatori diceva che le verdure che vengono dalla zona del napoletano non possono assolutamente fare alcun male alla salute. Ovviamente perché tutti hanno visto il disastro vergognoso e scandaloso della zona, hanno visto gli animali morti per l’inquinamento, e quindi i produttori napoletani di mozzarelle sono preoccupati. Vendono di meno. Allora, c’è subito qualche nutrizionista che va a dire che la spazzatura non c’entra nulla. Sì, è vero che le cartacce della strada non c’entrano nulla. Ma l’inquinamento della falda acquifera e tutto quello che succede al di fuori delle strade, quello sì, c’entra. Perché gli animali morti, nelle campagne, ci sono.
La disinformazione viene aggravata dal fatto che ogni cambiamento, anche in meglio, può determinare degli sconvolgimenti giganteschi. Roberto Vacca qualche anno fa parlava di medio-evo prossimo venturo! Tutti i paurosi, tutti i conservatori, tutti coloro che sono privilegiati dalla situazione esistente eserciteranno un’opposizione fortissima! Per cui succede che anche delle notizie semplici non arrivano. Per esempio, un raddoppio del consumo di frutta (è uno studio della F.A.O.) dimezzerebbe i casi di cancro al mondo! Ma questa notizia non arriva! Arrivano invece altre notizie. Più rassicuranti. Bisogna capire che il progresso socio-economico e quello scientifico sono importantissimi, ma di per se sono insufficienti se non c’è un progresso etico contemporaneo, e soprattutto se non c’è la comunicazione di questo progresso etico!
Prendiamo ad esempio il caso dell’A.I.D.S. Nella prevenzione e nella cura sono stati fatti passi giganteschi. Ma sono inutili se non si accetta un’etica nuova. E voi sapete chi è che si oppone a quest’etica nuova….. Che si oppone disperatamente all’uso del profilattico senza che si riesca neppure a capire per quale valida ragione. Per cui questo sangue ricade anche un po’ su di loro! Se si impedisce tale prevenzione, chi si oppone è corresponsabile delle conseguenze. Quindi, ci vuole un’etica nuova. Ma bisogna soprattutto che questo messaggio etico arrivi. L’etica che si oppone a queste cose è un’etica in putrefazione. E’ alla deriva. Non per caso è nata circa 3500 anni fa da un gruppo di pastori del Sinai, che ovviamente per conoscenze scientifiche non erano il massimo… Arrivano quindi, i messaggi della pubblicità, oppure l’impedimento all’informazione. Il condizionamento culturale rafforza quindi quello genetico! Perché geneticamente siamo orientati verso la violenza contro il non-self . I geni che regolano questo tipo di comportamento esistono da milioni di anni, quindi hanno una notevole stabilità. Ma questo comportamento (l’intolleranza verso il diverso) che alcuni milioni di anni fa era vincente (nei preominidi) non lo è più oggi. E’ autodistruttiva. E’ il classico caso di persone che stanno sulla stessa barca, e ve ne è uno che con un’ascia vuol levare una tavola dallo scafo! L’informazione è controllata dai governi. Generalmente formati da mentitori di professione. E nessuno mi denuncerà, perché ce n’erano centinaia seduti nel Parlamento italiano. O da organizzazioni di “esperti”, che influenzano i governi, e pensano ai problemi solo in termini di “bilancio”. Solo in termini economici.
Come rimediare? E’ semplice. Basta l’idea che bisogna cambiare il mondo. Che bisogna cambiare l’etica della violenza e della crudeltà. Ma per fare questo bisogna anche informare. Noi (antispecisti) abbiamo raggiunto un livello critico, sia come numero di persone, sia come capacità delle persone stesse. Siamo così pericolosi che è necessario tentare di tapparci la bocca. E infatti, non ci fanno parlare…! E’ necessario, per questo, avere l’accesso all’informazione. L’informazione è un diritto civile fondamentale. E ciò nonostante …. Pannella non se ne accorge. Neanche i radicali lo capiscono. Capiscono alcuni diritti civili, specialmente quelli sessuali. Ma quegli altri, no. Non se ne accorge Beppe Grillo. Né tutti i progressisti che ci saranno in Parlamento o al governo. Non capiscono questo aspetto etico-scientifico. La forza rivoluzionaria di un messaggio che dia speranza in un futuro. E che eviti l’angoscia diffusa in tutta la nostra società dovuta alle scoperte, allo spazio-tempo, agli universi paralleli, alla clonazione, agli ibridi, alle chimere, a tutte le cose sconvolgenti che sul cittadino comune hanno un effetto devastante.
Si cerca di evitare tutto questo rifugiandosi in un’etica della crudeltà. Oppure in dogmi grotteschi. Sono così ridicoli che mi rifiuto di confutarli. Ad esempio, quando leggo che Malebranche, a messa con Fontanell, prende a calci una cagna gravida che era entrata in chiesa, sbattendola fuori e causandone la morte, e che Fontanell rimprovera Malebranche, il quale risponde: “.. mi meraviglio di te, amico mio! Ma non hai letto Tommaso (d’Acquino; ndr), non hai letto cosa dice Cartesio? La cagna non soffre. Non ha sofferto! Perché lei non è stata complice del peccato originale. Quindi, non avendo nessuna colpa, Dio non può averla punita facendola partecipe del dolore…. Quindi la cagna non può soffrire. Per cui ho avuto ragione a trattarla così. E’ come se avessi preso un pezzo di legno e l’avessi buttato fuori della chiesa…”. Gente che ragiona in questo modo, può essere confutata? No. Questa è imbecillità (dotta) ed io mi rifiuto di confutarla.
Dunque, occorre un’etica nuova, che dia speranza nel futuro. E tutto questo non può essere evitato con l’etica del passato, quella di 3500 anni fa. Senza far tacere nessuno, in questa situazione l’unica cosa che noi possiamo fare è fare appello al diritto civile, al nostro diritto etico all’equità, di avere accesso all’informazione. Fino a quando la scuola educherà alla crudeltà ed alla diversità? Fino a quando lo faranno le televisioni? Se ci fate caso, tutte le volte che si apre la televisione c’è qualcuno che tiene una rubrica di cucina …(carnivora, ovviamente! Ndr). Così sui giornali. Persino al tavolo della pace di cui si parla ora ad Assisi. Ma non avrebbero potuto invitare anche qualcuno che parli del dovere di equità anche nei confronti degli altri esseri senzienti? No. La pace riguarda solo l’uomo! Fino a quando traboccheranno di queste ricette disgustose? Sul come mangiare, bere, ecc.. Fino a quando ci saranno 200.000 libri di cucina, e soltanto 20.000 su come far l’amore (solo un decimo…) sembrerà che la cosa più bella del mondo sia .. mangiare! E lo dimostrano i libri. Che sollecitano gli istinti peggiori. E se si solleciteranno comportamenti immorali, a nulla sarà servito l’aver posto il problema etico che il Prof. Pocar , o la Prof.ssa Luisella Battaglia, o il Prof. Luigi Lombardi Vallauri, e famosi filosofi hanno chiarito ormai da decenni! A nulla sarà servito aver risolto da decenni anche il problema scientifico come adesso riconosciuto dal National Research Center americano, dal British Medical Journal, da riviste nazionali, ecc..
Bisogna risolvere l’aspetto economico del problema!... E per prima cosa chiedere il rispetto alla parità dell’informazione (alias la “par condicio” richiesta dalla “Lettera aperta”; ndr). Basta con questi dibattiti grotteschi in cui si discute se è meglio l’olio di oliva per cuocere le salcicce o il lardo di Colonnata. E lo fanno persone che insegnano all’Università, come se fosse una cosa seria! Basta con questi imbonitori da fiera che predicano l’etica della distruzione collettiva e l’etica della crudeltà. Dobbiamo renderci conto che la grande industria fa affari. Non fa beneficienza. E può determinare veri e propri cambiamenti di costume. Per esempio il carnivorismo! Quando è finita la guerra mangiavamo 20 kg di carne l’anno a testa. Oggi ne mangiamo 80! Perché questo produce immensi guadagni. Resi possibili dall’informazione. Dal martellamento continuo! Ma anche la nostra sopravvivenza come genere umano è un grande affare! In termini anche economici (per chi capisce solo quello). Ossia, la conversione alimentare dal carnivorismo al vegetarismo! E per di più, è un affare obbligato. Non possiamo permettere ad un miliardo e mezzo di cinesi e ad un miliardo di indiani di arrivare a 80 kg di carne a testa all’anno! Perché allora il numero degli animali sarà tale che l’atmosfera sarà tutta metano. E noi non siamo capaci di respirare metano…
Ebbene, questo accesso all’informazione fin’ora non ci è stato dato. Voglio ricordarvi un fatto. Circa vent’anni fa andai a tre trasmissioni del Maurizio Costanzo show. Invitato, ovviamente.
E ridicolizzai i vivisettori. Da quel momento fu creata una società: “La scienza aiuta la vita” di cui fanno parte molti personaggi importanti. Che esercita una grande influenza. Tutti hanno capito che era molto meglio toglierci la parola, ossia non far andare un rappresentante degli animalisti al Maurizio Costanzo show per ridicolizzarlo, ed invece uscirne ridicolizzati. Hanno capito però che è molto meglio far cadere il silenzio su di noi, e convincere indirettamente la società con articoli, convegni, saggi, falsamente imparziali. Trasmissioni di cucina, viaggi, folklore, moda, sport, salute, in cui sembra che mangiar carne sia la cosa più bella del mondo, e la più produttiva: quella che da maggior forza, maggior bellezza, longevità, ecc..
Siamo stati delusi in tutti questi anni. Terrile diceva: Fedi sono decenni che dice queste cose... E’ vero. Siamo stati delusi da tutti. Dall’estrema sinistra, dalla sinistra rivoluzionaria, dalla sinistra riformatrice, dal centro sinistra, dal centro, dal centro destra, dalla destra, dalla destra estrema… Da tutti, imparzialmente! Prima però della vittoria di Berlusconi, ossia del suo quinquennio, c’erano un gran numero di persone disgustate dalla cecità, ignoranza, clientelismo, interesse personale dei nostri parlamentari e ministri. E molti, che rappresentavano gruppi animalisti, propagandarono l’astensione. Effettivamente, quando vinse Berlusconi mancarono alla sinistra 2 milioni di voti. Di questi, senza esagerare, 500.000 erano voti di animalisti. Disgustati di tutte le belle qualità che vi ho detto prima, dell’immoralità, dello stile di vita, della società infame che veniva proposta. Bene. Possiamo anche ripeterlo ….
Se la politica vuol recepire l’istanza etica che viene dalla società, ed anche l’istanza che viene dalla necessità di non perire come specie, non deve fare altro che ascoltare. Ma soprattutto deve ascoltare l’urlo di disperazione e di agonia che si alza da ogni macello, da ogni laboratorio, da ogni strada dove gli animali vengono seviziati e schiacciati a centinaia tutti i giorni, da ogni oceano dove vengono pescati anche delfini e balene…. Ma questo urlo non viene sentito da chi è accecato dalla propria presunzione e dal proprio distacco dalla società. Questi non sono politici salvatori della patria! Sono dei ciechi che, simili al quadro di Bruegel in cui si vede una fila di ciechi ciascuno con una mano sulla spalla dell’altro, conducono altri ciechi….
Grazie per la Vostra pazienza.
M. Terrile
Grazie al Prof. Fedi per la sua brillante relazione. Vi informiamo che adesso verranno presentate alcune scene di un filmato gentilmente concessoci dalla LEAL, riguardante zoo e circhi. Data la scabrosità di alcune scene di maltrattamenti, preghiamo chi ritiene di essere particolarmente sensibile o avesse altri problemi di allontanarsi dalla sala per alcuni minuti. Grazie.
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(Dopo il filmato). Queste scene erano introduttive alla seconda parte della nostra serata, che verrà introdotta dalla dottoressa Annamaria Manzoni, psicologa e psicoterapeuta, la quale ha tra l’altro recentemente pubblicato un libro molto interessante (Noi abbiamo un sogno), e che si è fatta promotrice di un documento storico, direi, che riguarda addirittura il pensiero degli psicologi per quanto riguarda l’aspetto etico ed educativo di zoo, circhi e sagre con utilizzo di animali, già sottoscritto da oltre 600 psicologi italiani! E’ quindi una vera novità che va ad aggiungersi alla nostra battaglia per quanto riguarda il vegetarismo. Ricordiamo che zoo, circhi, e mostre itineranti vengono finanziati con i nostri soldi! Per cui quando si parla di difficoltà economiche del paese, ricordate che una parte cospicua del denaro che ci viene sottratto va ancora a finanziare queste attività, perché sono ritenute – per legge – utili (!) all’educazione dei cittadini! Passo la parola alla dr.ssa Annamaria Manzoni che ci illustrerà questo tema. Grazie.
Dr.ssa Annamaria Manzoni.
Presentazione del documento degli psicologi sul valore diseducativo dell’impiego degli animali nei circi, nelle sagre, negli zoo
Sono circa 600 gli psicologi che, nel loro ruolo professionale, hanno già deciso di sostenere un documento, che esprime preoccupazione rispetto al valore antipedagogico e antiempatico rivestito dall’uso degli animali nelle sagre popolari, nei circhi, negli zoo.
Proprio in considerazione del fatto che compito specifico degli psicologi, come recita il codice deontologico, è la promozione del benessere dell’individuo, del gruppo, della comunità, è doveroso che, proprio come categoria professionale, ci si occupi e si cerchi di decodificare il senso e le conseguenze di situazioni che sono tutt’altro che neutre, dal momento che offrono impliciti modelli di comportamento, che, sotto l’apparenza gioiosa, veicolano convinzioni articolate, fortemente antipedagogiche, se è vero che pedagogia è anche e soprattutto educazione al rispetto dell’altro.
I contesti presi in considerazione sono zoo, circhi, sagre: i circhi in Italia sono circa 300, gli zoo vanno aumentando pur se nelle forme di zooparchi, le sagre sono circa un migliaio ed hanno luogo con l’impiego di tutti i tipi di animali. Si tratta di situazioni e manifestazioni che hanno in comune il fatto di costringere gli animali in situazioni del tutto incompatibili con la loro natura.
Non possiamo certo ignorare che quanto si propone nei circhi (orsi in bicicletta, tigri che attraversano cerchi infuocati, leoni seduti sugli sgabelli, ecc..) sono l’atto finale di una serie di interventi di ammaestramento crudelissimi, che hanno inizio con il rapimento di questi animali dai loro luoghi di origine, con l’inevitabile uccisione di molti esemplari e la morte accidentale di tanti altri, e proseguono con addestramenti che comprendono il far loro soffrire fame e sete, usare fruste, bastoni, ferri roventi, come per altro non hanno difficoltà alcuna ad ammettere gli stessi circensi.
Nessun animale sembra poi essere al riparo dalle violenze, che, in nome di tradizioni culturali da rispettare, vengono messe in atto nelle sagre: cavalli, asini, tori, mucche, buoi, capre, agnelli, piccioni, oche, rane … nelle date prestabilite, vengono sottoposti a crudeltà e abusi sdoganati da quella sorta di termini magici che sono cultura e tradizione. Le sagre in Italia abbracciano, oltre ai palii, esibizioni che prevedono per esempio che due buoi vengano costretti a correre trascinando per ore pesi inverosimili; che anatre e galli vengano fatti correre terrorizzati per le strade; che degli asinelli vengano spinti verso un insensato traguardo; che ragazzini bendati si sfidino a chi colpisce di più con una scopa di saggina un maialino atterrito e sconvolto, chiuso in un recinto, che tenta inutilmente di sottrarsi loro.
Si giustificano queste manifestazioni con il valore culturale che rappresenterebbero, in quanto le loro origini vanno ricercate molto indietro nel tempo: bisogna di fatto risalire al mondo egizio, il primo che si dedicò ad ammaestrare animali e a raccoglierli in parchi che sono gli antesignani degli attuali zoo. E poi continuarono i greci, che cominciarono ad ammaestrare leoni, orsi, cavalli, ad insegnare loro quei comportamenti simil-umani quali danzare, inchinarsi e fare giochi di abilità, e inventarono i primi serragli itineranti, precursori degli attuali circhi.
Fu in seguito Roma a raggiungere l’apoteosi dell’assoluta sottomissione degli animali al Circo Massimo, dove fino a 200.000 spettatori potevano assistere allo spettacolo della lotta e delle uccisioni tra animali, le cosiddette venationes, che affiancavano quelle tra i gladiatori. Il vertice dei massacri si raggiunse con l’inaugurazione del Colosseo, per celebrare la quale il pubblico si entusiasmò all’uccisione di un numero di animali che gli storici stimano tra 5 e 9000, e poi con i festeggiamenti per i successi militari dell’imperatore Traiano, onorato con una carneficina di 11.000 vite.
Con l’avvento della cristianità si cominciò a porre fine all’esaltazione del sangue e della morte, ma non allo sfruttamento degli animali che, non più uccisi in pubblico, vennero ridicolizzati e umiliati per divertire il pubblico, per altro autorizzato a molestarli. Ancora una volta andava in onda la rappresentazione della superiorità dell’uomo sugli animali, uomo autorizzato a imprigionarli, addestrarli con metodi violenti e contro natura, esibirli per il pubblico divertimento.
L’odierno uso degli animali nei circhi, nelle sagre, negli zoo discende da quelle antiche manifestazioni, che si sono poi differenziate, e che ancora oggi trovano il loro denominatore comune in alcuni elementi, che sono:
· l’assenza, nell’evento, di una qualsiasi utilità, dal momento che gli spettacoli sono fini a sé stessi, puro e semplice divertimento;
· il carattere pubblico e la ricerca del coinvolgimento, dell’eccitazione, dell’entusiasmo e del divertimento della folla presente;
· l’esibizione di forza a danno del più debole, che viene costretto con la violenza a comportamenti innaturali, a sforzi estremi, a competizioni sanguinose o rovinose, o a fungere, con la propria morte, da trofeo per il vincitore di turno.
Quello che è cambiato, e che le manifestazioni di cui stiamo parlando sembrano ignorare, è la considerazione di come nella società occidentale, in modo embrionale da Darwin, e con una spinta decisiva negli ultimi decenni, siano radicalmente mutati la considerazione e quindi l’atteggiamento verso gli animali, nei cui confronti sono sempre di più le persone che non accettano atti di violenza; quella immane degli allevamenti, dei macelli e dei laboratori di vivisezione, ancora vitalissima, per essere tollerata, viene assoggettata ad una pressoché totale rimozione, favorita dalla inaccessibilità dei luoghi dove viene perpetrata.
Di conseguenza gli abusi nei loro confronti possono avvenire sulle pubbliche piazze solo se inseriti in una diversa cornice cognitiva, quella per l’appunto della cultura e della tradizione, una sorta di salvacondotto che permette di bypassare insensatezze e crudeltà e di alterare la percezione della realtà.
Il motivo per cui molti psicologi ritengono sia loro diritto come categoria professionale, direi meglio dovere, prendere posizione su tutto ciò è che si tratta di contesti spesso destinati al divertimento dei bambini, in quanto considerati occasioni di festa: che cosa può acquisire un bambino dalla vista di tutto ciò? Ovviamente quello che l’adulto gli suggerisce, in quanto, nel corso dello sviluppo la facoltà di critica e di giudizio si forma e si acquisisce sul modello che viene proposto o imposto: è buono ciò che è presentato come tale, è giusto ciò che viene regolarmente incentivato. I genitori che assistono con i figli alle sagre o li portano al circo o allo zoo, li esortano ad una curiosità interessata, mobilitano una forma di gradimento e di entusiasmo; in alcuni casi, come già ricordato, li rendono addirittura elementi attivi dello spettacolo, affidatari del compito di tormentare in prima persona l’animale. E loro, a seconda dell’ età, tenderanno a fare una sovrapposizione tra lo spettacolo proposto e l’atmosfera di festa che respirano; impareranno che tutto ciò che vedono è lecito e divertente; si abitueranno a non vedere, a non capire, a non farsi carico della sofferenza degli animali, anche se questi mandano segnali di irrequietezza, sofferenza, terrore.
Se le naturali emozioni di disagio, speculari a quelle provate dall’animale, si scontrano con l’allegra superficialità dell’adulto, sarà gioco forza per un bambino non dare loro diritto di cittadinanza e adeguarsi allo stato mentale che gli viene richiesto. Il risultato di tutto ciò è un’educazione all’insensibilità, a non riconoscere nell’altro essere vivente, animale umano o non umano, i segnali di dolore, a ritenere normali le manifestazioni di dominio del più forte sul più debole. In una parola si sta offrendo un modello che è l’esatto opposto dell’empatia.
L’empatia è una componente essenziale del comportamento prosociale, dell’intelligenza emotiva: permette di capire quello che l’altro prova, dal punto di vista intellettivo e dal punto di vista emotivo, facendo leva su meccanismi di risonanza interna, che consentono di rispecchiare ciò che gli altri fanno e sentono. Ha un ruolo fondamentale nella vita delle persone, in quanto permette di strutturare il proprio comportamento tenendo conto delle esigenze dell’altro, con il risultato spesso di inibire comportamenti aggressivi e disfunzionali, di contrastare l’aggressività.
La comunicazione empatica è la forma non violenta di comunicazione per eccellenza: forma il nucleo di comunità solidali perché, nel momento stesso in cui agisce da riconoscimento dell’individualità di un’altra persona o essere, accorcia le distanze tra noi e l’altro.
L’educazione dei bambini all’empatia è un processo che va avanti negli anni; viene trasmessa attraverso la proposizione di comportamenti, modelli, stili educativi basati sul rilievo dato al punto di vista dell’altro. E tutti noi sappiamo bene quanto sia facile capire l’altro se è uguale o simile a noi, e quanto sia invece difficile farlo se è diverso: ne siamo testimoni ogni giorno davanti alla incomprensione che accompagna la relazione con chi appartiene ad una altra razza, ad un'altra cultura, ad un’altra religione; per alcuni risulta insopportabile anche la diversità dei diversi orientamenti sessuali.
Gli animali sono gli esseri viventi più diversi; capire loro, capire quello che provano e sentono, capire e decodificare i loro messaggi e le loro emozioni è allora il miglior training per imparare a capire l’altro. Nel fare ciò, è fondamentale che i bambini siano aiutati dagli adulti ad interpretare il linguaggio del corpo e i suoni con cui gli animali domestici e non domestici segnalano i loro stati emotivi: devono essere resi consapevoli che gli animali come le persone provano sentimenti, sono sensibili all’affetto, desiderano essere consolati. Decodificando il linguaggio delle emozioni degli animali, si impara ad interpretare tutte le emozioni.
Sul versante opposto, la mancanza di empatia verso gli animali nella sua forma estrema di maltrattamento, tortura, uccisione è correlata ad altre forme di violenza, tanto che tra i criteri diagnostici dei disturbi della condotta e dei disturbi antisociali di personalità trova posto proprio la crudeltà contro gli animali. Per esemplificare in modo estremo, basta ricordare che, nella biografia di persone affette da disturbi della condotta, e, in un crescendo di gravità e violenza, di psicopatici e di serial killer, è tutt’altro che raro imbattersi in episodi ripetuti di violenza contro gli animali.
Divenire empatici significa sviluppare minore propensione all’aggressività, perché tra empatia e violenza vi è un rapporto inversamente proporzionale, ma ci vogliono anni per farla diventare una risposta spontanea così forte da impedire di fare del male agli altri. Empatici si può diventare grazie all’esposizione a modelli che siano collaborativi, solidali, compassionevoli, e grazie ad una diversa connotazione stigmatizzante che si dà all’aggressività, anziché esaltarla come valore da perseguire.
Se è vero che nella nostra società, a dispetto di tante dichiarazioni di uguaglianza, è attuale una piramide gerarchica che vede alla propria base tante persone deboli e umiliate, gli animali sono ancora un gradino sotto tutti gli altri. Preoccuparsi di loro, allora, significa affrontare alle radici il problema della violenza, In altri termini: sviluppare nei bambini l’empatia nei confronti degli animali significa porre le basi per potenziare l’empatia nei confronti degli umani.
Negli zoo, nei circhi, nelle sagre con uso di animali si ha a che fare con animali resi indifesi e costretti in situazioni che li portano a soffrire e spaventarsi, a essere derisi e ridicolizzati, mentre i presenti, bambini in primo luogo, vengono sollecitati a divertirsi. E’ un percorso che va in direzione esattamente opposta a quello dell’educazione all’empatia.
Le manifestazioni culturali con l’uso di animali, i circhi, gli zoo, educano adulti e bambini ad accettare la violenza, piccola o grande che sia, a non riconoscere lo stato d’animo dell’animale e i suoi segnali di sofferenza, a reagire con la gioia e il divertimento al suo disagio, a mettere in atto, rispetto ad esso, un processo che induce a negare ciò che invece è reale.
Purtroppo pare esistere scarsissima consapevolezza rispetto a tutto ciò: troppo spesso non solo non vengono riconosciuti i diritti di cui gli animali sono in sé stessi portatori, ma vengono del tutto sottostimate le conseguenze che le crudeltà perpetrate a loro danno comportano nella costruzione di atteggiamenti altrettanto violenti nei confronti degli umani. Quindi identificazione, empatia, rispetto anche nei confronti degli animali sono fondamentali nella prevenzione e nella diminuzione della violenza in generale, sulla scorta della percezione di un comune destino che lega uomini e animali, percezione che è parte integrante sia dell’identificazione con l’altro sia di un atteggiamento di rispetto nei riguardi della natura in generale.
In Italia la legge ancora legittima i circhi con uso di animali e permette la sopravvivenza degli zoo; solo alcune città finora hanno deciso di rinunciare alle manifestazioni culturali con animali, a fronte delle molte retroguardie arroccate sulla difesa della tradizione, a scapito di una seria riflessione sull’importanza e la necessità del rispetto per ogni creatura vivente. Poche: però ci sono. E la loro stessa esistenza è la migliore prova che, anche in questo campo, il cambiamento è insito nella natura stessa delle cose: e non può essere un malinteso senso della cultura e della tradizione ad impedirlo.
Legislatori illuminati ben sanno di non dover essere spettatori, ma promotori di cambiamento, alla luce delle convinzioni personali che necessariamente devono nutrirsi della ricchezza delle riflessioni, delle osservazioni, delle conoscenze che danno atto della incredibile complessità e articolazione della realtà, innumerevoli volte modificatasi da quando certe manifestazioni hanno visto la luce. Usare gli animali nelle sagre e nei circhi e imprigionarli negli zoo, è espressione di una cultura che celebra la supremazia dell’uomo, attraverso l’esibizione del dominio sulle bestie, e in questo modo suffraga un ideale di sopraffazione, di violenza, di prevaricazione.
Gli animali, come dice Jim Mason nel suo “Mondo sbagliato”, sono l’anima e la commozione della natura, e, con le parole di Kafka, se non ci mettiamo per terra in mezzo a loro, non possiamo neanche vedere il cielo con le stelle : il rapporto con loro, lungi dall’essere una forma di romanticismo vago o un mezzo per compensarci di altre mancanze, è qualcosa di radicato e fondamentale, che ci rimette in contatto con la natura e con l’essenza più profonda della nostra identità.
E’ arrivato allora il momento, di mettere in discussione con l’intelligenza, la memoria e il sentimento, tutte quelle credenze e tradizioni che, come fanno circhi, zoo e sagre, continuano a sostenere il nostro modo di porci nei confronti degli animali in una posizione di dominio.
M. Terrile
Grazie alla dr.ssa Annamaria Manzoni. Abbiamo sentito fino ad ora due pareri. Uno medico-scientifico, quella del Prof. Bruno Fedi, che parlava delle motivazioni etiche ed ecologiche del vegetarismo, ed in particolare di queste ultime, che lo trasformano in un problema per il mondo intero. Abbiamo anche sentito l’opinione degli psicologi, espressa dalla dr.ssa Manzoni, per quanto riguarda zoo, circhi e sagre, che pare ora vadano numericamente riducendosi, ma sono ancora sostenuti dalle leggi. Occorre però andare avanti con la diffusione del “Documento degli psicologi” affinché diventi di dominio pubblico e giunga alle orecchie di quei parlamentari che poc’anzi il Prof. Fedi citava con parole colorite…
A questo punto, darei direttamente la parola al Prof. Valerio Pocar che – come il Prof. Fedi – si batte da decenni per i diritti degli animali, ovviamente dal punto di vista delle norme giuridiche. Il Prof. Pocar si interessa infatti di sociologia del diritto, che credo sia lo studio del divenire delle leggi nell’ambito della società umana e delle relative motivazioni, ed ha pubblicato molte opere su tale argomento con particolare riferimenti ai diritti degli animali. Per cui prima di aprire il dibattito con il pubblico e con i giornalisti, se hanno avuto il coraggio di accettare la sfida di venire qui oggi, darei la parola al Prof. Pocar perché ci parli di quali possono essere le premesse per il riconoscimento dei diritti degli animali. Anche perché pare che possano essere il passo più immediato che dovrà fare la nostra società. Prego.
Prof. Valerio Pocar
“Quali premesse per il riconoscimento dei diritti ?”
Buonasera a tutti.
Si accenna nel programma al fatto che parlerò di diritti. E non si dice se umani o animali. Ma è interessante notare come in fondo i discorsi che abbiamo ascoltato fino ad adesso abbiano come sfondo la miserevole condizione degli animali tenendo conto dei diritti umani. Perché il diritto all’informazione è un diritto fondamentale umano, così come quello all’educazione. Questo è un punto estremamente importante perché, a mio modo di vedere, un autentico riconoscimento dei diritti umani passa attraverso il riconoscimento dei diritti degli animali. E non perché non siamo animali, ma perché non è possibile parlare soltanto dei diritti di “alcuni”. I diritti di alcuni sono infatti i diritti di tutti. Sembra una banalità, ma è così. Naturalmente quando parlo di diritti è per seguire un andazzo della cultura giuridica di oggidì. Che esprime col termine forte di “diritti” tutta una serie di questioni legate al riconoscimento di prerogative, di condizioni, ed altre cose. Accettiamo quindi per brevità tale concetto, perché ci aiuta a meglio introdurci nell’argomento. Innanzitutto vorrei spendere due parole per ringraziarvi di essere qui. Noi difensori dei diritti animali siamo infatti a volte considerati come dei simpatici seccatori … Delle menti paranoiche che vanno ripetendo le stesse cose su questo tema. Io non la vedo così. Sarò indubbiamente noioso e ripetitivo, ma chi dovrebbe preoccuparsi autenticamente del problema dei diritti degli animali? Non coloro che li riconoscono già, ovviamente, ma gli altri. La mia personale moralità infatti è tranquilla. Mi pare di aver fatto il mio dovere. La domanda se la devono porre coloro che li negano. E che si troverebbero a disagio se dovessero scoprire un giorno che gli animali sono effettivamente portatori di diritti. E dovrebbero forse rimproverarsi qualche cosa. Questo è il problema che in realtà si pone in generale nel ragionamento morale.
I diritti degli animali si possono affrontare peraltro in tante maniere diverse, che portano poi tutte alla stessa conclusione, ma potrebbero avere alla base ragionamenti differenti. Ed anche questo è significativo, perché vorrebbe dire che il problema può essere posto da diversi punti di vista. Un fondamento potrebbe essere il seguente: immaginiamo che ci siano dei diritti fondamentali riconosciuti dalle leggi, ossia dall’ordinamento giuridico nazionale ed internazionale, a favore degli esseri umani, in nome di certe prerogative di questi esseri. E questi diritti infatti ci sono. Legati alla biologia degli esseri umani. Cioè al fatto che sono animali. Questo è importante!
Quando si dice che gli uomini hanno diritto alla vita, lo si dice perché si tratta di entità biologiche viventi, cioè di animali che hanno questa prerogativa. Ed il concetto è così profondamente radicato nella mente umana che molte costituzioni non ne parlano neanche. La nostra costituzione per esempio non cita il diritto alla vita. Peraltro, nessun altro diritto potrebbe esistere se fosse negato il diritto alla vita. La premessa è quindi implicita nelle conseguenze. Viceversa, altre costituzioni lo dichiarano apertamente (ad es. la costituzione tedesca).
Ci sono anche altri diritti che vengono riconosciuti, ad esempio quello alla riproduzione. Per gli esseri viventi è fondamentale. Anzi, molti sostengono che non esistono gli esseri viventi, esistono le loro capacità di riprodurre il proprio patrimonio genetico, che è quello che conta. Tutto il resto, sono “accidenti” della biologia. Io non mi spingo a sostenere una tesi di questo genere. Penso di avere bene o male una mia individualità. Ma devo ammettere che questo è un punto piuttosto importante! Del quale qualcuno può non farsene nulla, in quanto tutti i diritti sono rinunciabili. Ma non possono essere negati! La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (ed altri documenti ..) ci dicono chiaramente che gli esseri umani hanno diritto di sposarsi e farsi una famiglia.
Lo stesso dicasi per la sofferenza. Gli esseri umani in quanto entità biologiche, provano sofferenze fisiche e psichiche. Questo è un dato di fatto. E tutta una serie di diritti è orientata al fatto che queste sofferenze siano ridotte al minimo. E che gli esseri umani possano godere di quel tal benessere, o quella minima qualità di vita per cui possano ragionevolmente vedere soddisfatte le loro esigenze. Sempre in riferimento alla loro qualità biologica.
Allora, se così stanno le cose, gli animali non hanno esattamente le stesse caratteristiche? Ovviamente sì! Dove dovrebbe stare a questo punto – ed invito qualcuno a spiegarlo - quell’elemento che giustifichi la negazione dello stesso diritto a soggetti che hanno le medesime prerogative. Sarebbe come dire (si usava una volta dirlo) che gli uomini e le donne non hanno gli stessi diritti, perché le donne sono mentalmente inferiori, quindi che titolo hanno? Oppure (si diceva) non hanno l’anima. Ed altre amenità del genere. Ma poi ci siamo resi conto che non era proprio così. Oggi chi dice una cosa di questo genere è un pazzo. Nessuno ha il coraggio di sostenerlo. Molti lo pensano, ma nessuno ha più il coraggio di dirlo! E qui il punto! Ci sono dei punti di non ritorno. La cultura cammina. Quindi certe cose si possono pensare, ma non si possono più comunicare.
Allora, se le cose stanno così, per la semplice applicazione di quel grande criterio giuridico (la regola aurea, come veniva chiamata anticamente) per cui al simile deve corrispondere il simile, deve esserci parità di trattamento (che poi è il principio di ragionevolezza che regge tutta l’interpretazione della nostra costituzione). Per cui occorre che qualcuno dimostri la ragione per discriminare gli altri esseri senzienti. Non vale più il contrario. Non devo essere io a portare la ragione per applicare tale criterio, che è un criterio di ragionevolezza, ma qualcuno mi deve portare delle buone ragioni per non applicarlo!
Questo potrebbe essere un fondamento. Altri fondamenti li potremmo trovare sotto altri profili. Ad esempio sotto il profilo dell’idea della personalità. Sulla base del ragionamento che segue. Tutti concordano nel dire che le persone hanno diritti. E, vicendevolmente, che coloro che hanno diritti sono persone. Ma questa seconda parte ci interessa meno, in questo momento.
Ora, che cos’è una persona? Ci sono diverse interpretazioni. La morale cattolica da una definizione di carattere ontologico: tutti coloro che appartengono alla specie umana sono persone. Dal concepimento, alla morte naturale. Più laicamente, si attribuisce la qualità di persona a dei soggetti non meglio precisati che abbiano certe caratteristiche. Individuate in generale sul piano storico-sociale, culturale, ecc.. Una di queste buone caratteristiche che, secondo me, è dirimente, è quella del pensiero! Cioè l’essere dotati di una mente capace di una qualche forma di pensiero. Anche molto modesto, o embrionale. Ciò che mi pare escluso è che l’embrione sia persona, in quanto non ha neppure una forma embrionale di pensiero. Ciò fa escludere altresì che un soggetto in stato vegetativo permanente sia persona. Perché la sua mente non è più in grado di pensare, ossia di avere pensiero; non importa in che forma.
Ora, credo di dire una banalità se dico che gli animali hanno la mente. Che hanno una forma di pensiero. Quale, io non lo so. Perché il pensiero è in generale riconoscibile attraverso forme comunicative. O in modo empatico. Che però ha delle incertezze. Ma sicuramente noi non abbiamo la possibilità di comunicare con gli animali con il nostro tipo di linguaggio, o con un linguaggio simile ad esso. Questo non toglie che gli animali abbiano il pensiero, infatti lo comunicano tra di loro. Questo è del tutto evidente, e basta avere gli occhi in testa per vederlo. Questo mi permette abbondantemente di dire che gli animali sono persone. E quindi, per definizione, portatori di diritti.
Di quali diritti, sarà da discutere.
Ma questo aspetto si può moltiplicare. Io ho parlato della mente. Si può parlare di molte altre caratteristiche che gli animali hanno e che gli uomini hanno. E che, per gli uomini, sono in generale considerate sufficienti per essere considerati persone. Addirittura molti considerano degli individui come persone anche al di là di questo. Infatti, bisognerebbe capire perché se un embrione umano può venir considerato “persona” e quindi abbia diritti immediati, in virtù di questo, a pieno titolo (diritti futuri, indiretti, possibili, potenziali, ecc..), resta inspiegabile perché questa “potenzialità” debba prevalere sulla “attualità” del mio gatto, il quale è manifestamente persona perché è intelligente, ha contatti con l’ambiente, è in grado empaticamente di comunicare con me, ecc.. Ossia ha tutta una serie di qualità che per gli umani sarebbero non solo più che sufficienti, ma lo sarebbero “ad abundantiam”, per considerarli “persona”. Bene, il gatto le ha. E come lui il cane, e come loro una infinita varietà di specie animali. Quindi, alla attribuzione dei diritti agli animali ci si potrebbe anche arrivare da questo punto di vista.
Ci si potrebbe anche arrivare con argomenti anche più noti. Come sa chi si occupa di questo argomento. Ad esempio con i discorsi di Peter Singer, o Tom Regan, o altri filosofi che si sono occupati di tale materia. Senza ribadire quello che verosimilmente tutti conoscono anche meglio di me. All’interno dei movimenti animalisti ci sono ovviamente i singeriani ed i reganiani, tra loro contrapposti in merito al verbo giusto o meno. Questo è tipico dei movimenti emergenti, che essendo in cerca di una identità, si attaccano all’ortodossia. Pensate al movimento socialista, dove la base necessaria dell’ortodossia era il pensiero marxista. Ed era anche una stupidaggine, a ben guardare. Cioè un’ingenuità. E mi sembra che sia un’ingenuità anche questa contrapposizione tra animalisti. In realtà, i nostri due dicono la stessa cosa. Solo che si occupano di due argomenti diversi. Uno, Regan, per trovare il fondamento della possibilità di attribuire diritti agli animali. L’altro per identificare un valido criterio di bilanciamento di interessi tra umani ed animali. Ma le due cose non sono in contraddizione. Anzi, si completano perfettamente una con l’altra. Per cui questa contrapposizione è abbastanza sterile, a mio modo di vedere, ed ancora una volta suggerirei ai nostri amici ed amiche animalisti di fare massa critica per i nostri comuni vantaggi, evitando di fare la fine dei polli di Renzo, che già di per se non stavano molto bene …
Vi ringrazio!
M. Terrile
Bene, grazie mille al Prof. Pocar per l’invito! Direi che ora è giunto il momento tanto atteso, ossia di dare inizio al dibattito. Dopo l’intervento del Prof. Pocar, che ci ha stimolato con alcune profonde considerazioni, era infatti previsto il dibattito con il pubblico. Successivamente avremo l’intervento del dr. Marco Maurizi che ci stimolerà da un altro punto di vista. Al termine di questa giornata, oltre a proporre i due documenti che saranno, per così dire, “permanenti”, nel senso che non smetteremo di raccogliere adesioni, di propagandarli, di opporli ai media, finché non otterremo dei risultati, verrà lanciato un nuovo progetto, che per ora è stato definito “Lessico aspecista”. E’ un progetto che sta nascendo anche in altri ambienti, parallelamente ad altre idee in evoluzione. Riguarda un piccolo-grande aspetto della questione antispecista. E’ infatti molto negativo che si continuino ad utilizzare certi termini e certe espressioni nei riguardi degli animali come “trattato come una bestia”, o “sgozzato come un maiale” (e qui Annamaria Manzoni ci potrà senz’altro confortare) come se ciò non avesse alcun impatto psicologico sulle persone dal punto di vista formativo. Quando sentiamo un giornalista dire in televisione che in qualche parte del mondo qualcuno è stato “sgozzato come un maiale” l’impressione che un bambino (ma anche un adulto) ne può trarre è che sia giusto sgozzare il maiale, ma un uomo un po’ meno, perché non se lo merita… Così come il termine “padrone” che usiamo per definire un nostro rapporto con gli animali che abbiamo come compagni; già da tempo il Prof. Pocar propone che sarebbe più giusto rapportarci ad essi, nel caso, col termine di “affidatari”. Considerazioni di questo tipo devono portare (ci sono già degli scritti in tal senso) ad una nuova terminologia, ad un nuovo lessico da utilizzare al posto di quello attuale per rapportarci con gli altri esseri senzienti.
Apro quindi una breve parentesi per confrontarci con il pubblico, ed in particolare con i giornalisti, se presenti in sala…. (apparentemente nessuno).
Vediamo che sono venuti in massa, e che hanno accettato la sfida. Non avevamo dubbi!
Qualcuno fa presente che al sabato non lavorano. Accettiamo la scusa. Tutto sommato era previsto.
(Pocar suggerisce scherzosamente di ammettere che è stato scelto apposta il sabato per non avere il confronto!).
Interventi del pubblico:
- (Signora).
La discriminante principale tra noi e gli animali è il linguaggio. Ci sentiamo superiori perché possediamo una forma di linguaggio articolata. Questo da origine ad un certo tipo di pensiero, ossia un pensiero del tutto antropocentrico. Tutti noi sappiamo che anche i bambini balbettano, emettono suoni. Quindi, fino a che punto sarebbero soggetti di diritto secondo tale pensiero? Gli handicappati, le persone malate mentalmente, le persone in stato vegetativo permanente, potrebbero dunque essere usate per la sperimentazione? Vorrei che Lei (si rivolge al Prof. Pocar) si esprimesse anche da tale punto di vista. Gli animali, come sappiamo, sono esseri senzienti, quindi tutto ciò non sarebbe possibile, neanche a parlarne!
Risponde il Prof. Pocar
Io nego che gli animali non abbiano linguaggio! E’ infatti stato arbitrariamente stabilito dall’uomo che l’unico linguaggio degno di questo nome sia quello umano. Conseguentemente gli altri linguaggi, e quindi le altre forme di pensiero, non sarebbero un gran che. Questo discorso è già stato fatto per le donne e per i bambini. La cultura umana ha costruito uno stereotipo di linguaggio che è l’unico buono. Vale a dire il linguaggio razionale dell’essere umano adulto, maschio! Per cui gli altri sono sì dei linguaggi, ma di ben modesta qualità. Lo stesso vale per il pensiero. Naturalmente questo è stupido. E’ insostenibile. Perché bisognerebbe riuscire davvero a dimostrare che gli animali non hanno linguaggio! Al di là del fatto che lo si capisca oppure no. Che gli animali non hanno pensiero, che lo si capisca oppure no, ecc.. O non abbiano la mente. Ora, è fin troppo evidente che gli animali hanno una mente, che chiaramente è diversa dalla nostra! Fortunatamente anche la mente della donna è diversa dalla mia. E ne sono molto contento. Ma mi sembra che sia una ricchezza, e non un danno. Quindi la diversità è quella cosa bella che vogliamo apprezzare! E vorrei apprezzarla anche negli animali, perché in fondo il mio gatto ha un suo modo di “pensare” che a me piacerebbe tanto capire bene…. Sarebbe una straordinaria ricchezza riuscire a capirlo. Purtroppo ho delle difficoltà. Devo anche dire che non capisco il linguaggio dei cinesi … i quali di conseguenza sono “stupidi” (!), e allora potremmo sperimentare su di loro (?).
-(Signore).
Viene citato il paradosso dell’essere umano che si protegge dalle sofferenze, ma le fa subire agli altri esseri viventi. Il motivo ad esempio di voler trattare gli embrioni come persone viene associato al fatto che l’uomo li sente come un prolungamento di se stesso. Lo stesso dicasi per il bambino o per il portatore di handicap. Si afferma che l’uomo è sempre stato egoista, ma che ora comincia a riflettere, ed ha scoperto che tutti gli esseri viventi sono uguali. Ma ciò nonostante continua a sfruttare i più deboli. Perché è lui il protagonista. E’ una questione di volontà e di potere. Ma se un giorno trovassimo qualcuno che difende veramente i diritti dei cani, sicuramente egli porterà avanti la causa degli animali più dei nostri discorsi.
Risponde il Prof. Fedi
Scusi se banalizzo il suo discorso. Lei si domanda perché l’uomo difenda l’embrione, ma continui a martirizzare gli altri animali. Il problema è biologico. In biologia, quando una cellula, un leucocita, un globulo bianco del sangue, incontra un altro essere, lo aggredisce. E’ un fatto biologico. La cellula, che non ha l’intelligenza, non ha la mente, non ha l’anima, non riflette sull’esistenza di dio, ecc.., aggredisce tutto ciò che è diverso. L’aggressione del non-self. In biologia ci sono due tipi di risposta: l’aggressione oppure la fuga. Ad esempio un animale molto semplice rispetto a noi, intellettualmente, il serpente, di fronte a un pericolo può aggredire e mordere, oppure fuggire. Non ha la varietà di comportamenti che ha la volpe, o addirittura quelli che ha l’uomo. Quindi l’uomo difende l’embrione perché così facendo difende se stesso. Difende la propria superiorità sviluppando pensieri complessi, schemi teorici, ecc.. Si dice che è stato sempre così, e sempre sarà così. Non è vero. L’evoluzione continua, e non è detto che lo scimpanzé non diventi più intelligente di noi. Il cavallo era un piccolo animaletto, ma adesso è più grande di noi. Può cambiare tutto con grande facilità. Lo scopo è quindi semplicemente quello di difendere il self contro il non self. Questo è l’aspetto genetico del problema.
Per quanto a quello che lei a detto nella seconda parte del suo discorso, ossia che l’uomo ha riflettuto sul proprio egoismo, ma continua a comportarsi nello stesso modo, e che è una questione di volontà e di potere, non è altro che l’altro aspetto della medaglia che ho prima descritto. Non è l’aspetto biologico, ma quello culturale. Ossia razionalizza l’atto. Lo rende verosimile. Lei dovrebbe sentire le acrobazie che fa Monsignor Sgreccia, il capo della bioetica in vaticano, per giustificare questo fatto. Dice: ma l’uomo ha il linguaggio …. Rispondo: non è vero, é stato già identificato il linguaggio degli scimpanzé e dei delfini! Ma non è quello dell’uomo! Vale quanto diceva poc’anzi Pocar per quello dei cinesi… Ma l’uomo ha la mente! Io ho fatto l’anatomopatologo tutta la vita, ed ho trovato sempre dentro alla scatola cranica un encefalo! Questo sarà positivismo, ma la mente è indimostrabile! Se ha la mente l’uomo, l’hanno anche gli animali! Ed infine: ma gli animali non hanno l’anima! Lei ha perfettamente ragione: ma non l’hanno neppure gli uomini! Quello che sostiene la chiesa, è che gli uomini sono tali perché possiedono un DNA particolare, con 30.000 geni. Ma questa è una tautologia, perché è come dire che l’uomo è uomo perché è uomo! Ma se andiamo a guardare quali sono invece le caratteristiche rispetto alle altre specie, scopriamo che sono più o meno dello stesso tipo. Sono diverse quantitativamente, ovviamente, perché tutti voi siete molto più intelligenti di molti animali, ma questo non ci dà il diritto di essere crudeli! Perché allora dovremmo esserlo con chi ha delle malformazioni. Non è possibile ragionare in termini quantitativi. In sostanza, dal punto di vista genetico, e da quello culturale, non c’è alcuna razionalizzazione che tenga, per giustificare la crudeltà contro gli animali. Però viene esercitata di fatto! Ad esempio, impedendoci di dire a tutti come stanno le cose! Perché se avessimo detto queste cose in televisione, davanti a 6 milioni di persone, almeno 600 o 700 mila persone che avrebbero cambiato idea ci sarebbero state! Quindi, la crudeltà si attua anche con la disinformazione, impedendoci di parlare!
-(Signora).
Viene chiesto come mai l’uomo nega sempre la sua animalità, il fatto di avere le stesse caratteristiche e prerogative dell’animale. Viene anche sostenuto il ruolo del Movimento Antispecista nel chiarire cosa sia l’antispecismo nei confronti dell’animalismo. Infine, viene chiesto di affermare che esseri umani ed animali hanno degli interessi comuni, e non è solo una questione di empatia.
Risponde la dr.ssa Manzoni
Non sono sicura di poter rispondere a tutte queste domande. Il mio discorso dell’empatia non voleva essere assolutamente esaustivo del nostro rapporto con gli animali. Era un discorso fatto a proposito della componente anti-pedagogica rispetto a determinati tipi di spettacoli. E’ chiarissimo che il discorso della relazione con gli animali è decisamente più vasto. A livello professionale occorreva ovviamente delimitare il campo per poter sottoscrivere un documento comune. Per quanto riguarda la nostra animalità non riconosciuta, rimando a “Un mondo sbagliato”, (Jim Mason) dove tale problema viene elaborato ed articolato in modo completo.
Ed è verissimo che tendiamo a negare questa nostra animalità. Per quanto riguarda il resto, è vero che c’è un grossissimo problema per quanto riguarda il mondo del linguaggio, che va davvero modificato in mille modi per rimettere le cose al loro posto. Sono tantissime le espressioni che sanciscono il dominio dell’uomo sugli animali e che sono talmente entrate nell’uso comune che nessuno se ne rende più conto. Sto leggendo in questo periodo un libro scritto durante la seconda guerra mondiale, dove l’autore soccorre un cane, e mi domando come possa essere definito “bestiale” l‘atteggiamento dei nazisti rispetto a quello “umano” del cane. Semmai, il contrario.
Spesso mi succede di mettere da parte articoli di giornali dove viene usato il termine “bestiale” in un modo che fa veramente inorridire. Perché ogni volta che c’è un’azione da stigmatizzare si parla di comportamento “bestiale”.
-dr. Massimo Filippi.
Viene fatto notare come il Movimento Antispecista sia assolutamente “maturo”:
“Mi riferisco alla richiesta di Massimo Terrile circa i media. Prima, il Prof. Pocar diceva: certe cose si possono pensare ma non si possono dire. Ma noi siamo così convinti della nostra maturità e delle nostre ragioni che accettiamo di invitare i giornalisti che poi non vengono… e questo a proposito della par condicio. Di solito, quando si fa un dibattito sulla mafia, non si invita Totò Rijna. Noi siamo così maturi e così forti da accettare questo dibattito! Questo è il mio primo commento e le mie congratulazioni per quanto è stato fatto. L’esortazione riguarda il discorso sul linguaggio. Il linguaggio è il risultato di una serie di pratiche culturali, sociali, teoriche. Vediamo di non farci stritolare dalla solita trappola. Anche noi dobbiamo cambiare linguaggio! Cominciamo col dire “gli altri animali” e non “gli animali” , in quanto anche noi siamo animali, e all’interno di una ipotetica sfera di diritti. Evitiamo quindi di chiamare qualcuno “caimano”, ecc..”
M. Terrile
Grazie per l’incoraggiamento! Accettiamo senz’altro il suggerimento. Noi abbiamo comunque sempre fatto riferimento agli “altri animali” nella documentazione ufficiale.. Siamo forse stati tra i primi a proporlo. Dobbiamo comunque migliorare…
-(Giornalista).
Io non sono interessato perché si è parlato di sfida! Ma io non accetto nessuna sfida. Questo continuo riferimento ai giornalisti, mi sembra decisamente fuori luogo! Io non sono intervenuto perché il giornalista fa il suo lavoro che è quello di informare. Partecipa ad una manifestazione per ascoltare. Non per dibattere, che è cosa diversa. Può avere opinioni uguali , per caso, diverse, per caso… Ma mancherebbe la sua funzione di giornalista se venisse a dibattere.. Quindi svolge il suo ruolo. Che è quello di confrontare opinioni. Per favorire la conoscenza! Non, “formare”. E’ altra cosa. Non condizionare. E’ altra cosa. Se lo fa, tradisce l’etica che sta alla base del lavoro del giornalista, che è quello di informare. Può darsi che se le tesi sono esposte per motivi di un certo tipo siano più seguite. Tutto può essere. Può darsi anche il contrario. Esistono molti modi con i quali le associazioni possono far conoscere il proprio pensiero al di fuori del proprio ambiente. Se c’è una cosa di cui sono meravigliato, è proprio per la mancanza di questo tipo di attività. Non è sfidando i nemici che non ci sono…. Signori, siamo seri! Se i giornalisti non ci sono è perché hanno ritenuto di non esserci. Né per dibattiti, né per condizionamenti di alcunché. Cerchiamo di essere seri, di essere costruttivi, di avere la cortesia di tradurre i termini in italiano sia per le citazioni latine, sia per i termini stranieri …
M. Terrile
Mi riservo il diritto di rispondere a questa domanda, perché in fin dei conti il colpevole sono io. Innanzitutto vorrei ringraziare per l’intervento! Ovviamente non ce l’abbiamo con i giornalisti! Ma con le testate giornalistiche! Non è il giornalista che fa scandalo, ma la testata! Io ho una raccolta di giornali, da anni, dove il problema del vegetarismo è stato si affrontato sempre in maniera distorta. Non si facevano mai a Tizio, ad esempio Professore dell’Università Cattolica, le domande che si facevano a Caio, magari Professore della Statale, magari etologo, e magari vegetariano, perché poteva risultare pericoloso! Pertanto si facevano ad uno domande diverse da quelle che venivano poste all’altro. Magari mettendo anche a fianco l’immagine del Prof. Veronesi e le sue parole quando affermava che la dieta vegetariana è salutare, che la carne fa venire il cancro, ma concludendo sempre con molti dubbi…. Non è mai stato fatto un lavoro completo, nel senso di dire: approfondiamo il tema. Quale é il problema? Il vegetarismo fa male alla salute? Bene, allora facciamo venire un dietologo vegetariano/vegano, uno contrario, e facciamo ad entrambi le stesse domande, e vediamo dove sono le differenze! Questa è la “par condicio” che vogliamo!
Chiedo quindi scusa per l’equivoco che ci potrebbe essere stato. Non siamo certamente contro i giornalisti in quanto persone. Ma essi costituiscono un’importante fonte di informazioni, che può essere orientata in maniera assai pericolosa. Stiamo parlando di interessi spaventosi! Il petrolio, al confronto, fa ridere. Ho lavorato 15 anni per una multinazionale americana in tale settore. Qui c’è un amico che vi ha lavorato anche lui, e lo sa. Rispetto a questi problemi, quello dell’alimentazione è spaventosamente più grande! Coinvolge milioni di professionisti, imprenditori, ed attività in tutto il mondo. Non c’è infatti solo l’allevamento, ma una intera catena di produzione che nasce dall’animale (quale alimento) e si espande ad includere gli abiti, la pelletteria, le calzature, le pellicce, i colori, i mobili, le automobili, tutto! Per arrivare alla vivisezione, al test dei farmaci, o delle sostanze chimiche, ecc… Non si capisce perché, ad esempio, il progetto REACH richieda (in Europa) il test delle sostanze chimiche solo sugli animali, e non (anche) sull’uomo come avviene per i farmaci! I prodotti chimici sono forse meno dannosi dei medicinali? No. Li assumiamo anche senza volerlo. Sono nell’aria, nell’acqua, nei vegetali, negli animali, nei detersivi, ovunque! Ma non sono controllati. Questo fa capire molte cose… (sulla par condicio nell’informazione). Chiudo ricordando che il nostro discorso non è rivolto solo alla stampa, ma a tutti i media.
- Filippo Lombardi.
Io invece mi rivolgo anche al singolo giornalista, in quanto anche il singolo giornalista ha la responsabilità di informare. Il cittadino elettore non ha lo stesso potere del giornalista. Il giornalista non si rende forse conto di essere in una posizione privilegiata, e di avere un’influenza enorme, subliminale. A quello che vorrei dire ci si arriva con la logica! Lo dice anche la F.A.O. Gli allevamenti di mucche e di suini inquinano più di tutte le auto che circolano sul globo! C’è stato un articolo sul N.Y. Times, ripreso anche da Repubblica e dal Corriere, che afferma esplicitamente “Le bistecche fanno male alla terra”. Io parlo con i giornalisti. In particolare uno mi ha risposto: “Io so benissimo queste cose. Però i miei capi…. Devo fare ciò che la gente vuole”. Mi rivolgo allora ai giornali progressisti. Chiedo di non pubblicizzare pranzi a base foie gras, maiali, capretti, ecc.. adducendo la scusa che sia una festa del palato, una gioia! Quando si sa cosa ci sta dietro! Veronesi ha esplicitamente detto, dopo anni di approccio soft (quando suggeriva di mangiare più frutta e verdura) in una trasmissione televisiva (Le invasioni barbariche) “la carne è cancerogena”. Comunque sappiamo da anni che non è un alimento indispensabile e fa danni enormi alla salute umana. In generale infatti vegetariani e vegani vivono più a lungo (c’é anche chi fuma e non sviluppa il tumore, ma ciò non vuol dire che il fumo faccia bene!). Inoltre, il consumo di carne porta ad uno spreco enorme di risorse. Ci vogliono 20 kg di soia e di cereali per produrre un solo kg di carne! E 200.000 litri di acqua, contro i 2000 per produrre un kg di soia! Il 70% della soia prodotta in Africa è destinata agli allevamenti del così detto “primo mondo” (Europa, USA, e adesso anche la Cina). Per ingrassare più in fretta gli animali e rendere la carne più morbida, più dolce, quindi più appetibile per il palato occidentale, e aumentare continuamente i consumi, perché il PIL è un valore in se!
Allora diciamolo che questi giornali, come ha detto Terrile, hanno dietro degli interessi enormi, senza ipocrisia. Quasi nessun giornalista in Italia, tranne forse Pasolini quando faceva il giornalista, dice le cose come stanno! Perché scrivete le rubriche di cucina sempre in quel modo, bombardando i lettori ed i telespettatori dal mattino alla sera? Perché fanno audience! Perché siete conformisti! Perché comunque più della metà della gente mangia la carne perché non sa ciò che ci sta dietro. E perché tutto sommato non ve ne importa nulla del terzo mondo. Ci sono problemi molto più importanti, no? (Applausi).
Vi lascio con un articolo di Veronesi che dice: volete combattere la fame nel mondo? Diventate vegetariani! Però lo dice su “Grazia”. Perché i giornali “seri” queste cose non le pubblicano… Quindi, per concludere, vi responsabilizzo! O siete una casta anche voi che si fa dettare le cose dall’alto, oppure abbiate il coraggio di dire: sono ignorante. Ho scritto certe cose ma non sapevo! Allora in quanto ignorante devo chiedere scusa! Ho sbagliato. Cercherò di migliorare…. Di fare meglio la prossima volta. Altrimenti dimettetevi da giornalisti! Scegliete! (Applausi).
M. Terrile
Grazie! C’è solo tempo di fare un ultimo intervento e poi cederei la parola a Marco Maurizi.
-(Signore).
Vorrei fare solo un piccolo commento: visto che adesso il Prof. Umberto Veronesi probabilmente sarà candidato o al Senato o alla Camera, se verrà eletto, in Parlamento potrà dire qualcosa di più. Se poi diventasse nuovamente Ministro della salute …..Speriamo bene!
M. Terrile
Grazie per l’augurio! Bene, lasciamo allora la parola al dr. Marco Maurizi. Il dr. Maurizi viene apposta da Roma per questo intervento, ed è uno studioso di temi filosofici, tra i quali quelli riguardanti la teoria del dominio, ed è inserito in un progetto che probabilmente potrà portare ad uno sviluppo molto interessante per quanto riguarda la definizione di specismo, antispecismo, ecc.. Prego!
Dr. Marco Maurizi
“Uomo e animali – dal dominio alla solidarietà”
Le cose che sono state dette fin’ora credo ci abbiano largamente introdotto al fatto che una visione antispecista dei nostri rapporti con la natura, e con i nostri simili in generale, cioè una teoria che rifiuta l’idea che sia giusto sfruttare a proprio vantaggio gli altri esseri viventi, umani o non che siano, rappresenta un rinnovamento culturale direi epocale di cui facciamo forse ancora fatica a vedere i contorni e la portata. L’antispecismo direi che è un esercizio continuo di assunzione del punto di vista del più debole, del radicalmente “altro” da noi. E nel momento in cui noi facciamo questo esercizio, ossia cerchiamo di cambiare prospettiva, di vedere le cose dal punto di vista di chi sta dall’altra parte, in qualche modo ciò che siamo, ciò che abbiamo sempre creduto di sapere cambia, muta, si trasforma. Ribadisco che noi non abbiamo ancora piena percezione di quale profondo stravolgimento del pensiero implichi assumere l'ottica antispecista.
Pensiamo ad esempio a come l'antispecismo entri prepotentemente nella disputa sui valori che tanto dilania la coscienza culturale attuale. Nel dissidio tra laici e cattolici, come noto, si contrappongono un'etica del progresso e un'etica della vita. Ecco, se noi assumiamo l'ottica di un antispecismo radicale ci rendiamo improvvisamente conto che questa grande battaglia culturale in realtà non è che una battaglia fasulla, in cui le parti in causa divergono su tutto, tranne che sul destino che gli animali non umani sono costretti a subire! L'antispecismo mostra la falsa coscienza di questo dibattito, esso mostra come tale dibattito non cambi nulla nei rapporti reali tra le specie. Ciò è evidente se pensiamo alla tradizione cattolica, al suo spiritualismo, alla strana idea che la dignità dell'uomo si provi attraverso l'ignominia e, conseguentemente, il dolore inflitto alla bestia. Ma anche il campo "laico" e "progressista" non è da meno. Non è difficile trovare scienziati, filosofi e uomini di cultura progressista in genere sostenere con convinzione che l'uomo è un animale a tutti gli effetti e, addirittura, che la scienza "ha finalmente posto fine all'antropocentrismo"! Andate poi a chiedere a costoro quale conseguenza dobbiamo trarre da questa nuova consapevolezza, cosa significhi la "fine dell'antropocentrismo" e scoprirete che questo cambiamento epocale non fa alcuna differenza per il destino degli animali non umani, che l'uomo ha, sì, smesso di considerarsi il centro dell'universo e che tuttavia può tranquillamente continuare a comportarsi come se lo fosse!
La storia dell'umanità è segnata dalla sopraffazione del vivente e, oggi come ieri, c'è chi è disposto ad affermare che tale sopraffazione sia una caratteristica "naturale" della nostra specie, che i nostri rapporti con gli altri animali siano dei rapporti intrisecamente violenti e ingiusti. A giustificazione dell'attuale sterminio, si dice che "l'uomo ha sempre sfruttato la natura". Magari lo si dice con sincero rammarico, altre volte con una punta di compiaciuto nichilismo: in fondo, che animale orribile è l'uomo. Beh, è ora di dirlo e ribadirlo con forza: tutto questo è falso, assolutamente falso. L'uomo non ha sempre avuto un rapporto di tipo gerarchico e oppressivo con la natura non umana, così come non ha sempre vissuto in un tipo di società al suo interno gerarchica e bellicista. Anzi, noi sappiamo che solo quando l'uomo ha cominciato a rendere schiava la natura ha realizzato la ricchezza sociale necessaria a rendere schiavo l'uomo. Il passaggio dalla fase nomade, dalle "società di raccolitori-cacciatori", alla fase sedentaria, alle "società di produzione", ha segnato un mutamento profondo nel modo di intendere e trattare la natura, sia quella esterna che quella interna. Noi sappiamo oggi che le società alienate, le società classiste, patriarcali e belliciste sono le società in cui l'animale è stato reso schiavo. Non solo l'animale non umano, ma lo stesso animale umano. La civiltà del dominio non è solo la civiltà che ha addomesticato e reso schiava la natura esterna: essa è, come già Freud ammonì, la civiltà della repressione degli istinti e delle pulsioni, la civiltà dell'addomesticamento umano. Solo se l'essere umano comprende come la propria schiavitù non sia in realtà che la prosecuzione della schiavitù animale possiede le chiavi per la propria e l'altrui liberazione.
Dire “è sempre stato così….” è dunque falso. Lo specismo e la sua immediata conseguenza, lo stato di devastazione del pianeta, può invece cambiare perché è un costrutto sociale che possiamo smontare. E dobbiamo trovare gli strumenti per smontarlo. E lo strumento più formidabile è porci dal punto di vista della vittima assoluta di questo sistema, sulla cui pelle esso è costruito. Ma allora, si dirà: questo significa che dobbiamo tornare indietro? Ossia, ci siamo sbagliati? Penso di no. Senza voler assumere la retorica del progresso a tutti i costi penso che invece in un certo senso si tratta di andare avanti! Nel senso che questo tipo di sensibilità, ossia la sensibilità antispecista, questo riconoscimento dell’importanza fondamentale del rapporto empatico con l’animale, di cui stiamo parlando questa sera, sia stato reso possibile proprio dalla civiltà, dall’alienazione più tremenda che abbiamo creato grazie alla nostra organizzazione sociale. Cioè che la civiltà, con tutto il male che se può dire, ha prodotto l’idea di uguaglianza, idea che prima non c’era. E’ il concetto di eguaglianza universale. Ossia, non soltanto che non sopportiamo di provocare dolore agli altri animali, ma che non sopportiamo neppure che gli animali si provochino dolore, sofferenza, a vicenda. Che cos’è questo sentimento a prima vista assurdo che noi proviamo? E’ uno sbaglio? Potrebbe essere una degenerazione. Ma forse no. Forse c’è qualcosa di più. E’ questa stessa empatia di cui parliamo che fa si che se da domani chiudessero i macelli e ognuno (di “loro”…) dovesse procurarsi la carne che si trova oggi già pronta nei piatti, non so quanti sarebbero in grado di farlo. Perché hanno delegato ad altri “ultimi”, ad altri “deboli”, ciò che loro non vogliono fare.
L’idea che desideravo sinteticamente portare avanti è che l’antispecismo, ponendosi dal punto di vista della vittima, e provocando questo cambiamento di prospettiva, è un modo nuovo di pensare, un modo impensato di concepire i rapporti tra le specie. Tutte le specie. Non solo qualcosa che riguarda l’uomo e gli altri animali. L’uomo, essere naturale, nel momento e nella misura in cui si riconosce come tale, ha la possibilità di smettere di violentare la natura, di far si che natura stessa parli attraverso di lui. Se l’antispecismo riuscisse a teorizzare questo, in maniera più profonda e articolata di quanto fino ad ora siamo riusciti a fare, se riuscisse a trovare gli strumenti per destrutturare, smontare, la mega macchina, cioè il mostro tecnologico che frapponiamo tra noi e la natura, smontarlo e forse volgerlo ad altri fini, (e secondo me ha ancora parecchio da camminare per arrivare a fare queste due cose), direi che effettivamente sarebbe giusto percepire come un fatto epocale il cambiamento dei rapporti tra noi e gli altri animali. E che forse sì, è vero, non ci stiamo illudendo, non è soltanto un sogno. Grazie.
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Allegati:
- Lettera aperta su etica e vegetarismo: per una par condicio nella comunicazione.
- Documento degli psicologi su zoo, circhi e sagre con utilizzo di animali.
- Ringraziamenti.
Lettera aperta: Etica e vegetarismo – per una par condicio nella comunicazione.
Documento proposto dal Comitato di iniziativa.
Versione del 7 maggio 2007.
Premessa.
Le “Linee guida per una sana alimentazione italiana” del 2003, in seguito ai recenti studi epidemiologici sul cancro e le malattie cardiovascolari, suggeriscono di limitare al massimo il consumo di carni e di grassi animali, ed aumentare invece il consumo di cereali, legumi, ortaggi e verdure nell’alimentazione (1).
Il rapporto della American Dietetic Association e dei Dietitians of Canada del 2003 (2) conferma che una dieta vegetariana equilibrata (come devono essere tutte le diete) è salutare ed è fattore di prevenzione di molte malattie, dal cancro, all’arteriosclerosi, all’infarto, ecc. (2).
E’ noto che il metabolismo umano non ha bisogno di aminoacidi essenziali di origine animale per generare le catene proteiche necessarie al proprio nutrimento, e nemmeno di alimenti di origine animale per assimilare sali minerali, acidi grassi, carboidrati, fibre, vitamine, e quanto altro serve ad una equilibrata e sana nutrizione, essendo tutti questi nutrienti contenuti anche in alimenti di origine vegetale. Solo in assenza di latticini o uova (ossia nella dieta vegana) è necessario integrare l’alimentazione con la semplice assunzione di vitamina B12.
E’altresì noto che il consumo di carne nei paesi più ricchi, causa di enorme spreco di risorse idriche e alimentari sottratte alle popolazioni più indigenti, costituisce grave impatto alla lotta contro la fame nel mondo, e serio pregiudizio alla giustizia sociale ed alla pace (3).
Infine, considerando che gli animali sono esseri senzienti soggetti al dolore ed allo stress emotivo, in grado di provare sentimenti ed avere capacità cognitive, non si può non concludere che allevare, sfruttare, far soffrire e uccidere animali per l’alimentazione o altri consumi, nei paesi dove è possibile disporre di cibo (vegetale) e di materiali inorganici o vegetali per le altre esigenze, è altamente riprovevole dal punto di vista morale.
Si sollecitano pertanto gli organi di informazione ad aderire ad un protocollo etico (v. allegato) nella comunicazione, in relazione a tali argomenti ampliamente condivisi dai firmatari della presente.
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Note
(1) Vedere “Linee Guida per una sana alimentazione italiana”, revisione 2003 (Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, e Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) sul sito: www.inran.it/servizi_cittadino/star_bene/guida_corretta_alimentazione/Linee%Guida.pdf
Vedere anche in allegato : L’alimentazione “veg” al convegno “La salute negata”, Bari, 26-27 ottobre 2007, promosso dal dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, con il patrocinio del Ministero della Salute, della Regione, ecc..
(2) Vedere sito www.scienzavegetariana.org, “Sintesi della posizione dell’A.D.A. e dei Dietitians of Canada: diete vegetariane”, a cura della dr.ssa Luciana Baroni.
(3) Vedere in allegato: La Repubblica del 28.1.2008, “La bistecca fa male alla terra …” di Mark Bittman.
Vedere anche: L’Espresso - Salute, del 25.5.2006, “Alimentazione/I vantaggi dei vegetali”, pag. 193, “Carne sotto accusa” (stime FAO), ed il rapporto allegato della FAO “Livestock’s long shadow” del 30/11/2006 (fonte REUTERS).
Allegato
Proposta di una par condicio nella comunicazione riguardo all’alimentazione vegetariana.
Appello ai media.
L’appello alla sottoscrizione ed all’osservanza del seguente protocollo etico viene lanciato dai sottoscrittori della dichiarazione “Etica e vegetarismo – per una par condicio nella comunicazione ” a media, pubblicisti, editori e pubblicitari, al fine di consentire e sollecitare una più equa informazione al pubblico in merito agli aspetti etici e salutistici del vegetarismo (in tutte le sue forme), verso la pubblicizzazione e la disinformazione relative all’alimentazione basata su prodotti di origine animale.
Protocollo etico.
a) Ogni rubrica dove si suggerisca il consumo di alimenti di origine animale, verrà accompagnata dal messaggio “ Alimenti non indispensabili - il loro consumo comporta la sofferenza e la morte degli animali”.
b) Ogni trasmissione nella quale si affermi la necessità del consumo di alimenti di origine animale verrà effettuata in contraddittorio paritetico con medici o dietologi sostenitori del vegetarismo.
c) Ogni articolo nel quale si affermi la necessità del consumo di alimenti di origine animale verrà affiancato da un pari articolo di medici o dietologi sostenitori del vegetarismo.
Adesioni al 25 febbraio 2008
A) Comitato promotore (ordine alfabetico).
1. Silvia Amodio – fotografa, giornalista; Firenze.
2. Stefano Antonutti – imprenditore; Udine.
3. Alessandro Arrigoni – filosofo, zooantropologo; Siena.
4. Elena Baistrocchi – biologa, primatologa; Firenze.
5. Vilma Baricalla – storica della filosofia ambientale e saggista; Firenze.
6. Federico Bartolozzi – ricercatore e saggista; Varese.
7. Ivonne Bassoli – pittrice; Varese.
8. Emanuela Biancuzzi – artista/illustratrice; Udine.
9. Giovanna Boerci – counselor filosofico; Pavia.
10. Cleonice Bonalberti – erborista, esperta in dietetica vegetariana; Viggiù (VA).
11. Christian Brunetta – geometra; Udine.
12. Silvia Buzzelli – associata di procedura penale europea; Milano.
13. Stefano Cagno – psichiatra; Milano.
14. Chiara Catapano – psicologa, psicoterapeuta; Napoli.
15. Stefano Cattinelli – veterinario; Trieste.
16. Giancarlo Cardini – pianista e compositore; Firenze.
17. Silvana Castignone – già ordinaria di filosofia del diritto; Genova.
18. Diana Cerini – associata di diritto privato comparato; Milano.
19. Marinella Correggia – giornalista, raccoglitrice di alimenti vegetali; Poggio Mirteto (Ri).
20. Margherita d’Amico – scrittrice e pubblicista; Roma.
21.Anna De Rose – veterinaria; Napoli.
22. Paola Di Pace – giornalista; Napoli.
23. Bruno Fedi - urologo, già primario anatomo-patologo; Terni.
24. Ilaria Ferri – biologa; Roma.
25. Goffredo Fofi – scrittore, direttore di riviste culturali; Roma.
26. Enrico Giannetto – ordinario di storia della fisica; Bergamo.
27. Filippo Lombardi - regista teatrale; Milano.
28. Luigi Lombardi Vallauri – ordinario di filosofia del diritto; Firenze.
29. Annamaria Manzoni – psicologa, psicoterapeuta; Milano.
30. Paola Maugeri – giornalista e conduttrice TV; Milano.
31. Marco Maurizi – filosofo, ricercatore; Bergamo;
32. Aurelio Melone – biologo, virologo; Roma
33. Franca Meotti – psicoanalista; Milano.
34. Edgar Meyer – giornalista, responsabile Ufficio diritti animali; Provincia di Milano.
35. Salvatore Mongiardo – scrittore; Milano.
36. Enrico Moriconi – veterinario, consigliere Regione Piemonte; Torino.
37. Roberto Mucelli – psicoterapeuta e docente universitario; Roma.
38. Moni Ovadia – scrittore, autore teatrale; Milano.
39. Susanna Penco – patologa, docente universitaria; Genova.
40. Gabriele Peroni – chimico, farmacista, membro del C. Scientifico A.V.I.; Viggiù (VA).
41. Adalberto Peroni – massoterapista, naturopata; Besano (VA).
42. Ferdinando Pesce – architetto, esperto di sicurezza cantieristica; Poggio Mirteto (RI).
43. Valerio Pocar – avvocato, ordinario di sociologia del diritto; Milano.
44. Silvia Saba – antropologa, promotrice del G.L.E.A.; Roma.
45. Anna Schepis – psichiatra; Messina.
46. Maurizio Scordino – sociologo, giornalista; direttore editoriale grp; Novi Ligure (AL).
47. Gianni Tamino – ordinario di biologia; già parlamentare italiano ed europeo; Padova.
48. Daniela Tarricone – biologa, docente universitaria; Firenze.
49. Massimo Terrile – informatico; coordinatore “Lettera aperta”; Monza.
50. Micol Toffoletti – consulente del lavoro; Udine.
51. Sabrina Tonutti – antropologa; Udine.
52. Bruno Tripodi – docente universitario; Messina.
53. Massimiliano Verga – ricercatore di sociologia del diritto; Milano.
54. Anita Vettore – veterinaria; Brescia.
55. Roberto Zarcone – associato di ginecologia e ostetricia; Napoli.
B) Associazioni e gruppi aderenti all’iniziativa (ordine alfabetico).
- Amici del mondo animale, onlus – Luciano Bacchia; (FI).
- Animali della Tosca (http://animalidellatosca.hopto.org).
- Animals Asia Support Group – Chiara Catapano; (NA).
- Animal Liberation, onlus - Serena Sartini; (RN).
- Arca Novese, onlus – Silvia Berni; Novi Ligure (AL).
- A.N.T.A., onlus – Bruno Mei Tomasi; Carbonia (CA).
- Arca 2000, onlus – Daniela Ballestra; S. Benedetto del Tronto (AP).
- Associazione Amici Animali, onlus - Manuela Pallotta; Osimo (AN).
- Associazione Animali di città, onlus – Micol Toffoletti; Udine.
- Associazione Anthrozoos; Firenze.
- Associazione di Promozione sociale VEGETALIANA – A. Mollica; Empoli (FI).
- Associazione Petrademone – Roberto Mucelli; Scandriglia (RT).
- AYUSYA, ass. protezione della vita – Eugenia S. Rebecchi; S. Colombano Certenoli (GE).
- Associazione Vegetariana Animalista – Franco Libero Manco; Roma.
- Blocco animalista – Aurelio Melone; Roma;
- Ca-Campagneperglianimali – Adriano Fragano; (TV).
- Centro Ricerca Cancro Senza Sperimentazione Animale – Maria Grazia Barbieri; (GE).
- Collettivo Animalista – Roberto Cavallo; Paderno Dugnano (MI).
- Comitato Europeo Difesa Animali, onlus – Roberto Tomasi; Brunate (CO).
- ENPA sezione di Como – Marci Marelli; (CO).
- Gaia, animali & ambiente, onlus – Edgar Meyer ; (MI).
- L.A. Lega animalista di Protezione Animali di Napoli – Mario Fraticelli; (NA).
- LE.AN.CA. Lega antivivisezionista campana – Mirella De Simone; (NA).
- L.A.E.R. Lega Antivivisezionista Emilia Romagna – Silvia Papotti Martelli; (BO).
- Movimento Antispecista – Massimo Terrile; Correzzana (MI).
- Movimento dell’amore universale – Franco Libero Manco; Roma.
- Movimento Ecologico Naz.le U.N.A. – Ebe Dalle Fabbriche; S. Piero a Sieve (FI).
- Oltre la specie – Alessandra Galbiati; Cambiago (MI).
- Progetto vivere vegan, onlus – Dora Grieco; (FI).
- Promiseland.it – Sauro Martella;
- Rinascita animalista (gruppo) – Aldo Sottofattori; (TO).
- Società Vegetariana – Vincenzo Falabella; (GE).
- UNA Cremona, onlus – Francarita Catelani; (CR).
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Documento degli psicologi su zoo, circhi, sagre con impiego di animali
Premesso
che la coesistenza con gli animali, dotati di dignità propria quali esseri viventi, è un’esigenza profonda e autentica della specie umana;
che le relazioni che stabiliamo con loro, lungi dall’essere neutre, sono elementi in grado di incidere sull’emotività e sul pensiero;
che il rapporto con loro è elemento di indiscussa importanza nella crescita, nella formazione, nell’educazione dei bambini;
i sottoscritti psicologi
esprimono motivata preoccupazione rispetto alle conseguenze sul piano pedagogico, formativo, psicologico della frequentazione dei bambini di zoo, circhi e sagre in cui vengono impiegati animali.
Queste realtà, infatti, comportano che gli animali siano privati della libertà, mantenuti in contesti innaturali e in condizioni non rispettose dei loro bisogni, costretti a comportamenti contrari alle loro caratteristiche di specie.
Tali contesti, lungi dal permettere ed incentivare la conoscenza per la realtà animale, sono veicolo di una educazione al non rispetto per gli esseri viventi, inducono al disconoscimento dei messaggi di sofferenza, ostacolano lo sviluppo dell’empatia, che è fondamentale momento di formazione e di crescita, in quanto sollecitano una risposta incongrua, divertita e allegra, alla pena, al disagio, all’ingiustizia.
I sottoscritti psicologi
attenti a promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo, della comunità, auspicano e sostengono un radicale cambiamento di costume che vada in direzione della chiusura degli zoo e del divieto dell’impiego di animali nei circhi e nelle sagre.
Promotrice: Annamaria Manzoni;
Tra i sostenitori: Fulvio Scaparro, Marina Valcarenghi, Guglielmo Gulotta, Dario Varin, Marco Poli, Camilla Pagani, Francesco Robustelli…….; seguono già i nomi di circa 600 psicologi.
25 febbraio 2008
Ringraziamenti
Cari amici,
è nostro desiderio ringraziare quanti si sono adoperati affinché la conferenza-dibattito del 1° marzo “Etica e animali: per una corretta comunicazione” , abbia potuto svolgersi con pieno successo. In particolare il dr. Ferruccio Cappelli della Casa della cultura ed i suoi collaboratori e collaboratrici, il dr. Edgar Meyer e la dr.ssa Marina Spanò dell’Ufficio diritti animali della Provincia di Milano, i relatori Prof. Bruno Fedi, dr.ssa Annamaria Manzoni, dr. Marco Maurizi, Prof. Valerio Pocar, e quanti hanno fornito la loro preziosa opera per la gestione e la ripresa dell’evento, come la signora Paola Lago ed il signor Massimo Di Paolo, oltre a quanti altri hanno collaborato sia alla diffusione degli inviti sia all’allestimento del rinfresco (peraltro, a quanto è parso, ricco e gradito).
Desideriamo inoltre porgere un vivo ringraziamento a quanti sono stati presenti, alle associazioni che hanno inviato i loro delegati, specie se provenienti da altre città (Varese, Bergamo, Modena, Firenze, Urbino, Roma, ecc..), ed a coloro che sono intervenuti nel dibattito. Tra questi ultimi, in particolare al dr. Massimo Filippi di “Oltre la specie” per le sue gentili parole, al giornalista dr. Gianpiero Magugliani per aver apertamente espresso il suo pensiero ed aver dato l’opportunità di chiarire un equivoco (le critiche e l’appello alla par condicio sono infatti indirizzati alle proprietà ed alle direzioni delle testate e delle reti radio-televisive, e non ai singoli giornalisti in quanto tali), ed a Filippo Lombardi (tra i promotori dell’iniziativa), per la difesa delle nostre posizioni.
Il presente resoconto dell’iniziativa con i relativi interventi verrà inoltre pubblicato sul sito del Movimento Antispecista (www.antispec.org > Pubblicazioni> Notiziario) entro il mese di aprile. Cogliamo l’occasione per informare che la raccolta firme relativa alla “Petizione popolare” allegata alla documentazione distribuita non ha scadenza, in quanto si è deciso di rendere tale petizione “permanente”, presentandola periodicamente ai governi al raggiungimento di ogni migliaio di firme (le firme attualmente raccolte superano già largamente il migliaio). Il modulo è altresì scaricabile dal sito suddetto (v. nella Home page: Campagne in corso > Petizione popolare permanente).
Ricordiamo infine che per quanto riguarda la “Lettera aperta su etica e vegetarismo – per una par condicio nella comunicazione” ed il “Documento degli psicologi su zoo, circhi e sagre con utilizzo di animali” la raccolta delle specifiche adesioni continua a tempo indeterminato. I documenti possono inoltre essere liberamente utilizzati a condizione di citarne la fonte, la data, e gli autori, per gli scopi cui fanno riferimento. Nella fattispecie: per il primo, al fine di confutare eventuali messaggi contrari al vegetarismo o favorevoli al consumo di carni; per il secondo, al fine di contestare il finanziamento da parte dello stato o di enti locali di zoo, circhi e sagre con utilizzo di animali, contrastarne la realizzazione o l’autorizzazione all’attendamento, o ancora disincentivarne la frequenza o la partecipazione da parte dei cittadini.
Ancora un sincero grazie a tutti.
Per il G.L.E.A. (Gruppo di lavoro per l’etica aspecista)
Il coordinatore
Massimo Terrile
Movimento Antispecista
10 aprile 2008.